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Dialetti tra Linguistica e Tradizioni - Associazione Culturale Calabrese E-mail
Scritto da Associazione Culturale Calabrese   
Dialetti tra Linguistica e Tradizioni - Il dialetto è veramente una lingua morta? L’Associazione Culturale Calabrese di Cinisello Balsamo ha organizzato il  19 giugno 2010 una “Tavola rotonda” sul valore del dialetto con la presentazione di un libro-dizionario della Casa Editrice Iiriti “Dialetti tra linguistica e tradizione”.
 

Hanno presenziato, oltre alle autorità istituzionali locali, il Presidente Dott. Pantaleone Paparo, il giornalista-scrittore de “Il giornale” Felice Manti,  Leo Iiriti Editore e Andrea Scala, docente di linguistica generale dell’Università degli Studi di Milano. Curatore dell’evento il vice Presidente Gerardo Gatto. Moderatrice del dibattito Antonella Chirico.

Il professore ha dimostrato una capacità straordinaria verbale, semplificando con un codice di trasmissione verbale che si è avvalso di espressioni dialettali diverse, di far capire come nella linea del tempo, la trasformazione della parola abbia subito gli influssi delle interferenze dovute all’ambiente di origine ed alla comunicazione orale. Il dialetto ha delle attribuzioni connotative ben precise che racchiudono, nel significato di una parola, le caratteristiche di un oggetto o di una situazione in tutta la sua complessità. Ha inoltre il valore aggiunto di rappresentare un mezzo di comunicazione originale e fedele della tradizione locale e di essere legato strettamente alla cultura natale. Rievoca le immagini lontane del racconto popolare, delle filastrocche, delle favole, dei proverbi che racchiudono la saggezza e la semplicità rurale priva degli orpelli eruditi che rendono spesso i codici di comunicazione incomprensibili. In una sola parola viene espresso un concetto, nella fonetica si inserisce un sentimento, un’emozione, un ricordo, tutta l’intonazione e le cadenze di un territorio. Il dialetto resta quindi il mezzo di comunicazione più intimo ed emotivo perché nasce dalla voglia di creare un rapporto più ravvicinato con l’interlocutore, un modo per affermare la propria appartenenza, una distinzione attraverso termini omologati. E’ necessario quindi riaffermare il valore storico di questa espressività conservandone l’originalità perché rappresenta le radici più vere e peculiari del luogo di appartenenza.

Alla fine dell’incontro ognuno dei presenti è ritornato a casa con la consapevolezza di avere appreso, oltre ad una conoscenza specifica, dettagliata ed erudita di un esperto in linguistica, nozioni sulle origini e sull’evoluzione del dialetto, il valore che deve assegnare al proprio patrimonio linguistico nella geografia comunicativa nazionale perché, trascurandolo e non trasmettendolo alle nuove generazioni, rischia di dimenticare le origini. Il dialetto come strumento di identità ma anche come legame di cultura e di tradizione fra passato e presente, come diversità ma anche veicolo di unione e integrazione per uno scambio comunicativo che permette di scoprire che la parola non è soltanto voce ma anche sentimento, emozione, storia. Un vocabolo dialettale rievoca, attraverso lo specchio della memoria che sbiadisce ma non cancella i suoni, i sapori, gli odori, la sensibilità, gli stati d’animo di piccole comunità che hanno saputo fare della necessità virtù, della povertà tradizione, della parola un mezzo di comunicazione espressivo che la lingua colta e forbita non è riuscita a superare perché la forma è strumento esteriore e non può sostituire il significato profondo che nasce dalla semplicità e dalla purezza emotiva.

Carolina Tallarico

 

Articolo gentilmente concesso da Associazione Culturale Calabrese

Pubblicazione a cura di Carmine Petrungaro - Campanaelefante.com

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