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Il Messaggio di Mons. Luigi Renzo per la Santa Pasqua Stampa E-mail
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13 Marzo A.D. 2008 – Care amiche e amici, sono lieto di riportare come di seguito la lettera contenente il messaggio e gli auguri di S. E. Vescovo Mons. Luigi Renzo per la Santa Pasqua, che sarà distribuito ai Fedeli della Diocesi. Sentiti ringraziamenti a Mons. Luigi Renzo, per l’affetto, la cordialità e le gentili attenzioni che sta dedicando a noi Campanesi e alla Diocesi.

Carmine Petrungaro 

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Ai Fedeli
 
NEL RISORTO LA PRIMAVERA DELLA SPERANZA
 
“Il Signore è veramente risorto! Alleluia!”
 

Carissimi,

è Pasqua di Risurrezione, fondamento della nostra fede e della nostra speranza: senza di essa cosa sarebbero i Vangeli e la stessa predicazione cristiana, a cominciare dal “kèrigma”, il primo annuncio che nasce proprio dalla testimonianza della Resurrezione? “Questo Gesù  - grida Pietro alla folla di Gerusalemme -  Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni” (At. 2,32).
 
La Chiesa, quindi, “professando la risurrezione di Gesù riconosce che l’umanità intera è ormai con Cristo in Dio (cf. Col. 3,1-4). Infatti Dio nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce (I Pt. 1,3-4)”. (cf. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 24)
 
Tutta la speranza cristiana si fonda di conseguenza non su una parola umana, ma sull’evento della risurrezione di Cristo, su cui si radica la nostra stessa risurrezione con Lui.

Quest’anno, per particolare disegno della Provvidenza, la nostra Pasqua si arricchisce anche di un altro motivo per gioire profondamente: dopo anni di attesa il Santo Padre Benedetto XVI, lo scorso 17 dicembre, ha autorizzato il decreto di riconoscimento delle virtù eroiche del Servo di Dio D. Francesco Mottola (1901-1969), che sarà solennizzato nella Concattedrale di Tropea il prossimo 28 marzo con la presenza del Card. Josè Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi.

Il santo sacerdote di Tropea, apostolo della carità, che ha saputo vivere nella sofferenza l’attesa della  risurrezione ci è di monito e di richiamo alla speranza, pur nei disagi che ci troviamo ad affrontare.
 
Così scriveva con sofferenza e amarezza nella Pasqua del 1938 guardando ai mali sociali e alle deviazioni di pensiero che già allora andavano diffondendosi: “Ho in questa Pasqua l’anima chiusa a tutti i colori della primavera. Non mi dicono nulla i glicini di Pasqua, né le campane di Pasqua…. Ripenso, mentre tanta ombra si addensa, come ad un monito sacro, come a una suprema speranza, alla parola che lo Spirito Santo dettò a Paolo di Tarso: ‘Christus pro vobis’ (Cristo si è offerto per voi). ‘Vivere sibi’ (vivere per sé), al contrario: ecco l’origine di ogni male, di tutte le deviazioni di pensiero e di vita nell’individuo, nella famiglia, nella società, nell’anima che è il germe di tutto. Dopo la morte di Cristo, dopo che siamo morti in Lui, ogni peccato è un sacrilegio. Essere Cristo nella divina novità della sua Vita, o nell’unità del suo Corpo Mistico, che è sfolgorante Carità di Dio, che è divina Carità del prossimo”. (cf. Diario dello Spirito, pp. 110-111)
 
Don Mottola sognava una Pasqua di redenzione per tutti, sognava anche un’altra Calabria: “Vorrei alzare nella mia Calabria la bandiera di una rivolta ideale: la rivoluzione cristiana”. (ivi) E’ il sogno di un profeta che alza le mani lasciando a noi il testimone della speranza per una Calabria purificata, per una Calabria redenta e risorta. 
 
La gioia della Pasqua, la gioia del Signore Risorto se è, purtroppo, ancora turbata ed allentata al pensiero delle “ombre” che sovrastano tante famiglie sofferenti vuoi per la scomparsa dei figli, vittime della violenza, vuoi per le molteplici precarietà e povertà che questo territorio patisce, non può lasciarci indifferenti ed annebbiati nello spirito.
 
Il termine Pasqua, in ebraico pesah, significa “passare oltre”, cioè uscire dalle schiavitù del peccato e dei vizi per entrare nella dimensione di una storia nuova: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù” (Col. 3,1). Se permangono situazioni così gravi da impedire la fioritura della speranza perché la stessa vita umana è a rischio e disprezzata, vuol dire che il cammino verso la nostra Pasqua è ancora lungo e forse deve ancora cominciare. Ma non possiamo demordere.
 
Quanta partecipazione popolare alle celebrazioni quaresimali e pasquali  (Via Crucis, Quarantore, Settimana santa,  processioni del Cristo morto, delle Vare, dell’Affruntata, ecc.)! Come è possibile vivere intensamente questi momenti cruciali della religione cristiana e poi continuare a convivere con certi fenomeni negativi? Cristo è solo un simulacro o una persona che ci ha aperto una strada di vita nuova? Come mai la fede in Lui non scuote le coscienze e non coinvolge personalmente nel cammino di un amore che si riconcilia e si offre per tutti? Cosa non quadra se il cuore resta lo stesso, il male continua a prosperare, l’aurora della speranza tarda a sorgere col Risorto? Non possiamo più contentarci di una religiosità solo esteriore, sia pure ricca di suggestioni e di fascino.
 
Risuonano anche per noi le parole del profeta Isaia: “Che m’importa dei vostri sacrifici senza numero?  - dice il Signore. Sono sazio degli olocausti. … Il sangue di tori, di agnelli e di capri io non lo gradisco…. Smettete di presentare offerte inutili. … Non posso sopportare delitto e solennità…. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia al debole”. (Is. 1,11.13.16-17)
 
A questo punto i segni della Risurrezione non possono non essere concreti ed evidenti: amare il prossimo come se stessi vale più di tutti i sacrifici, di tutti i gesti di religiosità che non cambiano la vita.
 
Viene spontaneo dopo di ciò pensare all’esperienza fatta dai discepoli di Emmaus la sera di Pasqua. Essi, pur avendo vissuto con Gesù, pur avendo vissuto gli eventi della Passione e Morte di Gesù, non erano riusciti ancora ad aprire il cuore al nuovo giorno di Pasqua al punto di non essere in grado neppure di riconoscere nello “sconosciuto pellegrino”, in cui si erano imbattuti durante il tragitto, lo stesso Risorto, meritando addirittura il forte rimprovero “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. (Lc. 24,25) Ci volle il successivo “spezzare il pane” per rendersi finalmente conto che davanti a loro c’era il Risorto: solo allora “si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero” (Lc. 24,31)
 
E’ necessaria, perciò, anche per noi un’esperienza vera e forte di conversione per liberarci dall’indolenza spirituale, superare le divisioni ed entrare così nella festa del Risorto.
 
Don Tonino Bello, il santo vescovo pugliese che mi piace spesso citare, scriveva saggiamente: “Pasqua è la festa dei macigni rotolati”. Ognuno di noi “ha il suo macigno; una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima, che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo, che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro. E’ il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione, del peccato”. (cf. Non c’è fedeltà senza rischio, p. 148) Bisogna far rotolare il macigno che ci tiene chiusi nel sepolcro dell’egoismo. Pasqua non è la festa del ristagno! È la festa dei voli alti, degli aquiloni che sfidano il cielo azzurro.  Occorre lasciar vuoto il sepolcro col suo sigillo di morte ed iniziare la nuova avventura, la nuova primavera della speranza. Quanto bisogno di speranza e di certezze c’è in questo nostro mondo!
 
Pasqua sia per tutti lo sforzo di rotolare il macigno del nostro sepolcro per uscire e spaziare nell’infinito del cielo. Pasqua sia la fine degli incubi, l’inizio della gioia vera, la primavera dei rapporti nuovi.
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O Dio onnipotente,
che ci hai dato la grazia
di conoscere il lieto annunzio della risurrezione,
fa che risorgiamo a nuova vita
 per la forza del tuo Spirito di amore. Amen!
 
Con questi sentimenti auguro a tutti una buona e santa Pasqua.
 
Mileto 23 marzo 2008, Solennità della Pasqua del Signore
 
+   LUIGI RENZO
 
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Per replicare al messaggio di Mons. Luigi Renzo, scrivi nel riquadro sottostante 
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