Detriti nel letto del fiume Nicà |
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Scritto da Giacinta Smurra | |||||||
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L’area interessata è quella all’altezza delle località Piano Mulino, Piano Lago-Malinconica e Gora accessibile da stradine di campagna. I terreni risultano di tipo pianeggiante e alluvionali molto permeabili”. Si comincia a mettere mano lungo il bacino idrografico di fiume Nicà in una zona dove sono state individuate micro-discariche disseminate lungo la strada sterrata che segue le sponde dell’asta fluviale del fiume Qui, dove non sono stati trovati rifiuti solidi urbani di tipo organico, hanno trovato posto, invece, più o meno nascoste tra il verde e gli sterpi, carcasse di elettrodomestici, rottami elettronici ed elettrici, pezzi di mobili, vecchi pneumatici, cumuli di materiale inerte proveniente da demolizione e anche carcasse di vecchie auto abbandonate ed eternit. Una realtà presente lungo tutto il greto del fiume fino a raggiungere il mare con la costante esistenza, qua e là, di materiale di risulta misto ad oggetti inservibili di ogni tipo e dimensioni. Una superficie di 4.000 mq per una lunghezza di 1.200 metri, per un volume totale stimato in 2000 mc composta da materiale di scotico superficiale e rifiuti pericolosi e non. Il recupero dell’area consisterà nella rimozione del materiale di rifiuto procedendo fino ad una profondità di circa 50 cm. Una volta selezionati i rifiuti saranno traspostati in discariche autorizzate. La posa di materiale arido consentirà il ripristino delle condizioni originarie della sponda del fiume. In un secondo momento con ulteriori finanziamenti sarà possibile attraverso l’ingegneria naturalistica fruire in modo completo dei luoghi. Urgono dunque ulteriori fondi per ripulire e difendere un paesaggio da decontaminare da ciò che l’uomo produce e non riesce a smaltire o riutilizzare, ma anche dallo sgretolarsi, fin quasi a scomparire, delle vestigia della nostra storia. Sulla sponda sinistra sono quasi invisibili i ruderi della torre di guardia che si ergeva proprio nel punto in cui le acque del Nicà sfociano nello Jonio. Citata dagli studiosi di ieri e di oggi, conosciuta con il nome di “Torre Vecchia” o di “Policaretto”, termine che derivando dal greco significa “molta gratitudine”, la “Torre di fiume Nicà”, sempre dal greco “nikè”, ovvero vittoria, oltre agli effetti delle scorrerie dei pirati turchi ha subito anche quelli prodotti dal trascorrere del tempo e dall’incuria dell’uomo. La Torre è, infatti, attualmente ridotta ad un ammasso di pietre tanto che si stenta a credere, date le dimensioni assunte, che fosse, nel 1500, una delle 102 torri di avvistamento poste lungo le coste della Calabria “Citra” ed “Ultra”. Giacinta Smurra Fonte: www.giacintasmurra.it
A cura di Carmine F. Petrungaro
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