La schiavitù a Cerisano nel 1600 |
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Scritto da Domenico Canino | |||||||
giovedì 02 giugno 2016 | |||||||
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Così il principe di Bisignano, Luigi
Sanseverino, per trovare «un paro de’ schiavi boni per servitio della Duchessa»
sua moglie, dopo aver fatto invano «molte diligenze» nello stesso regno di
Napoli, si rivolse – si era nell’agosto 1626 – al granduca di Toscana
Ferdinando II, dicendo che cercava «un paro de bianchi, che sogliono riuscire
di miglior condizione». Li preferiva insomma agli schiavi “negri”. In ultimo
l’episodio più vicino nel tempo a Cerisano, da parte di una famiglia che a
Cosenza non ha bisogno di presentazioni, i Telesio. Infatti fra i beni portati
in dote da Clarice Telesio, che nel 1593 sposa a Orazio Sersale Barone di
Cerisano, c’era anche una schiava negra, Marina, con un figlio di otto anni (valutati
insieme 127 ducati). Una valutazione monetaria molto alta, che fa pensare come
questi schiavi importati dall’Africa, con regolari permessi di importazione,
fossero molto apprezzati dalla nobiltà di Cosenza e dintorni. In questo caso la
schiava Marina venne a vivere a Cerisano con la sua padrona. La schiavitù non è
solo un topos lontano nello spazio e nel tempo, riguarda anche noi. Nella foto
il cortile di palazzo Sersale a Cerisano, dove vissero Clarice Telesio e la sua
schiava Marina.
Domenico Canino
A cura di Campanaelefante.com
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