Libri - Il Viaggio della Salvezza |
Scritto da Carmine F. Petrungaro | |||||||
Libri: Il Viaggio della Salvezza - Il nuovo libro di Francesco Cerenzia. Non ricordo alla perfezione quello che stava accadendo, so solo che mia madre si privò dei suoi oggetti più preziosi e di qualche contante, per farci intraprendere quel viaggio. Eravamo mossi dalla speranza di riottenere quello che la guerra ci aveva tolto, la serenità...
Il suo volto, quello di mia madre,
aveva gli occhi sempre lucidi e l'espressione di chi voleva
rassicurare e proteggere i suoi figli da ogni male. Fu costretta a prendere decisioni che
non avrebbe mai immaginato... E la sofferenza, seppur ben nascosta,
la avvolgeva dalla testa ai piedi. Mio padre invece, si mostrava sempre
forte... Anche quando degli uomini armati lo
presero con la forza e lo trascinarono via dalle macerie della nostra
casa. Ce n'erano ovunque, insieme a persone
che correvano con fucili in mano mentre aerei da guerra sorvolavano
il cielo e sganciavano ripetutamente bombe. Colpivano tutti! Non
risparmiavano nessuno, non conoscevano tregua! Cavolo! quanta rabbia covava il mio
animo, una rabbia atipica che un bambino della mia età non dovrebbe
neanche conoscere... Avrei voluto urlare a quei piloti:
“Ehi! Che cosa fate! Qui c'è la
mia casa, la mia stanza, i miei giocattoli preferiti! Perchè
distruggete tutto!”
Ma sapevo che loro non potevano
sentirmi, non ascoltavano nessuna di quelle urla provenienti dalla
mia gente... Ero inorridito e spaventato e mentre le
persone a me care scappavano da tutte le parti, osservavo la casa
distrutta dei miei vicini chiedendomi che fine avesse fatto il mio
amico Jhonas. Poi il buio...
Quando aprii gli occhi ero con mia
madre che tutta agitata e spaventata preparava dei borsoni. Gli chiesi dove eravamo diretti e
perchè non c'era papà con noi, ma lei taceva... Capii subito che probabilmente non
avrei mai più rivisto mio padre e una lacrima intensa mi solcò il
viso. Ricordo molto bene quel viaggio...
Eravamo un centinaio su quel gommone e molti di loro erano più
piccoli di me. Mia madre mi teneva stretto e con uno
scialle mi copriva il corpo, gelato. Io guardavo le persone accanto a noi e
non sapevo cosa pensare; piangevano, congelavano, cercavano di farsi
bastare quel poco pane. Pensavano tutti di farcela, tutti loro
volevano toccare terra ancora e rifarsi una vita; la loro era andata
in mille pezzi. Pensavo che non potevamo arrenderci,
che ce la dovevamo fare ad ogni costo! Io volevo rivedere mia madre
sorridere mentre mi mette a letto, mentre mi canta qualche canzone,
mentre cucina col sorriso stampato sul volto.
Guardavo l'orizzonte e il mare sembrava
infinito, la terra appariva lontana e la mia casa, la mia vita da
bambino normale e mio padre erano andati perduti per sempre.
Tuttavia avevo un'arma segreta con
me, una forza intensa che scaturiva dallo sguardo di lei, di mia
madre. Pensai che dovevo farcela... Per lei!
Francesco Cerenzia
6 Gennaio 2016
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A cura di Carmine F. Petrungaro
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