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Vocabolario Campanese
Scritto da Carmine F. Petrungaro   
mercoledì 25 ottobre 2006
Vocabolario del Dialetto Campanese
  Vocabula ad usum studiosae humanorum leteratum in Kalasarna Populi

Il nostro dialetto fa parte della nostra identità e del nostro patrimonio culturale
 
vocabolario_campanese Realizzato il 25.10.2006. Care amiche e amici, ecco il “Vocabolario campanese”, alla cui realizzazione ha partecipato l'amico Pasquale Sciarrotta con la raccolta dei vocaboli e con grande merito l’illustre concittadino Mons. Luigi Renzo, che ci ha fornito una grandiosa raccolta letteraria su iniziativa dell'Associazione Culturale "Espedito Chiarello", elaborata dagli alunni delle scuole di Campana, per la quale hanno ricevuto l'omonimo Premio letterario. Ovviamente vanno anche ai bimbi delle scuole elementari i nostri più affettuosi ringraziamenti.
 
L’idea di realizzare questo vocabolario campanese è nata nel 2003, quando incontrai a Milano l’amico Pasquale Sciarrotta. Allora parlammo di proverbi in dialetto calabrese, che Pasquale stava raccogliendo per alcune associazioni calabresi e campanesi in Argentina e così abbiamo cominciato a riflettere sul vocabolario campanese. Quindi il compimento di questo progetto scaturisce da un lavoro di raccolta e ricerca iniziati nel 2003. Il Vocabolario rappresenta la raccolta di un patrimonio linguistico che rischia di andare perduto. E’ un’opera indispensabile per non perdere la ricchezza linguistica e culturale di Campana e qui voglio sottolineare che sarà un lavoro continuo, che di tanto in tanto verrà aggiornato dallo staff di Campanaelefante.com. Il nostro dialetto riveste un forte fattore identificativo della nostra comunità e questo vocabolario non solo è motivo di orgoglio per noi dello staff di Campanaelefante.com, ma custodirà per sempre le nostre antiche tradizioni linguistiche”. Nel dialetto  ci sono lo specchio e le radici più profonde di un popolo. Il nostro dialetto è una lingua da tutelare. La sopravvivenza del dialetto di Campana è a mio avviso un fatto di notevole importanza, perché esso fa parte del nostro bagaglio e patrimonio culturale.

confine_dialetto_calabreseConvinti i baroni del Ministero della Cultura, che a scuola bisogna studiare esclusivamente la lingua italiana, il nostro dialetto, probabilmente rischia di morire perché non viene riconosciuto come una lingua quasi a se stante e, per tale motivo non viene neanche sostenuto a livello locale. Non viene inserito nel programma scolastico, perché si teme che l’uso del dialetto venga interpretato come un modo di essere arretrati e rozzi…un modo anacronistico, non adatto all’Italia moderna del 21° secolo. Le istituzioni e le scuole locali dovrebbero fare qualcosa di più per salvare e promuovere il nostro dialetto campanese, che andrebbe fortemente sostenuto con iniziative culturali e didattiche. Se dimentichiamo e facciamo scomparire la nostra lingua, perdiamo anche il nostro senso di appartenenza, la nostra identità, le nostre peculiarità e la continuità culturale. Se ciò dovesse accadere, le prossime generazioni, i nostri nipoti e pronipoti non avranno più radici e identità. Salvare il nostro dialetto è cosa importantissima per le generazioni future, alle quali consegneremo un pacchetto culturale completo del nostro patrimonio. Perciò dobbiamo tenere vivo il nostro dialetto, promuoverlo a livello locale, mediatico, didattico e raccogliere tutte le testimonianze possibili. Un vocabolario o un dizionario dei modi di dire è il primo passo da fare. Ma per realizzare un vocabolario del dialetto campanese, è necessario approfondire prima la storia di Campana, della Calabria in generale e dei popoli che la dominavano. Quindi è importante un minimo di analisi filologica, prima di avviare un progetto così serio. Ogni cosa va prima studiata o almeno un po’ approfondita ed analizzata con uno studio più specifico sull'argomento, prima di trarre conclusioni e creare semplicemente un vocabolario dialettale in maniera affrettata, superficiale e senza fondo storico, ma basato solo sull’anacronistica fornitura di termini, da parte di terzi. L’altro discorso è la grammatica, che però voglio sfiorare per adesso solo in maniera sporadica e che analizzerò più avanti, nei prossimi capitoli e mi auguro di poterlo fare con la collaborazione dei Campanesi. Analizzare la grammatica racchiusa nel dialetto campanese è molto arduo. Perciò affronterò questo lavoro, basandomi sulle mie proprie conoscenze storiche, sulle testimonianze orali dei Campanesi più anziani e sulle raccolte dei termini dialettali e modi di dire. Per adesso cercherò di concentrare questo lavoro sulla struttura fonetica del dialetto di Campana. Il dialetto di Campana è bensì un dialetto tipico della Calabria, che  trae le sue origini dal vari popoli che si sono insediati nel nostro territorio, come i Greci, Bruzi, Osci,  Romani, Bizantini (Neogreco), Longobardi, Armeni, Siriani, Arabi, Normanni, Tedeschi (Svevia e Sassonia), Angioini (Francia), Aragonesi e Spagnoli, ma che presenta alcune caratteristiche fonetiche molto singolari ed elementi consonantici complessi, che si trovano solo a Campana. Questa caratteristica del dialetto campanese, è dovuta forse alla posizione geografica di Campana, che si trova in una zona, dove due grandi gruppi linguistici della Calabria si incontrano e dove sono evidenti le influenze di Napoli e della Sicilia. La Calabria infatti è divisa in due aree linguistiche: il Calabrese Settentrionale e il Calabrese Meridionale. Mentre nella parte settentrionale della Calabria, cioè nella provincia di Cosenza, abitata da Bruzi e Osci, molto affini per stirpe e lingua ai Romani, la latinità arcaica ha avuto una forte influenza,  mentre in quella  meridionale l'influenza latina si è fatta notare solo a partire dal 1050, con l’arrivo dei Normanni. Nella restante parte e soprattutto sulla costa jonica prevale ancora una forte influenza greca. Campana si trova incuneata in questa specie di frontiera linguistica, tra questi due gruppi ed è questa realtà ad aver plasmato il dialetto campanese e ad averlo reso unico e particolare. Nel dialetto campanese infatti troviamo termini puramente napoletani e latinizzati ed altri invece puramente siculi o grecizzati. Ciò vale anche per la grammatica, la fonetica, la cadenza e l’accento. Per esempio fortemente latinizzante nel campanese è la formazione dei nomi attribuiti agli abitanti, come la desinenza "anu" e "isu"": "cirotanu", "napudhitanu" “reggitanu”, "mannaturizzisu","vriatichisu", "russanisu" ecc.  ecc...

Molti dialetti dei paesi limitrofi, anche se leggermente diversi, presentano comunque una grande somiglianza ed omogeneità tra loro, mentre quello di Campana si distingue come se fosse un’isola linguistica. Di ciò ce ne rendiamo conto sia noi Campanesi sia i nostri vicini. Uno straniero invece, ad esempio un Milanese, farebbe molta fatica a sentire le differenze fonetiche tra il dialetto campanese e quello dei paesi limitrofi. D’altronde anche noi Campanesi, quando viaggiamo all’estero o in alcune regioni d’Italia, non siamo subito in grado di distinguere i vari dialetti dei posti che visitiamo. Ad es. quando io arrivai tanti anni fa in Lombardia, non notai subito le differenze tra i dialetti di Pavia, Voghera e Lodi, che sono città molto vicine. Per me era semplicemente tutto “ostrogoto”, detto scherzosamente, che suonava alle mie orecchie come un’unica cacofonia incomprensibile, di cui però riuscivo subito a captare le forti radici francofone e germaniche, grazie al fatto di conoscere bene il tedesco e alcuni dei suoi dialetti. Cito un esempio: la città di Bergamo viene chiamata nel suo dialetto locale “Bergem”, che deriva da “Berghem” e significa “la casa in montagna” in longobardo, una lingua germanica occidentale, molto affine al bavarese e all’alemanno, parlati ancora oggi nella Germania meridionale. Dopo tanti anni ho cominciato un po’ a distinguere quindi i dialetti della Lombardia. Presentano tutti delle piccole differenze, che però ci sono, nonostante i dialetti della grande pianura del Nord siano abbastanza omogenei (non riferendomi a quelli delle vallate). Ma ritorniamo al nostro dialetto, quello di Campana. Come già accennavo, il nostro dialetto presenta alcune caratteristiche fonetiche, sillabe ed elementi consonantici molto singolari, che si trovano solo a Campana e, che non sono facili da trascrivere su carta, come lo è invece per il dialetto calabrese.
 
Rispetto all’italiano e ad altri dialetti calabresi è molto gutturale. Nel campanese si utilizzano suoni che sono molto difficili da articolare, per chi non è campanese o non ne ha mai fatto uso. Per fino i giovani Campanesi di oggi fanno fatica ad esprimere alcune parole ed elementi consonantici tipici e allora tendono ad italianizzare il dialetto. Il nostro dialetto ha avuto nell’ultimo secolo, a partire dagli anni 50 e 60 un’evoluzione nella fonetica e anche nel lessico. Cioè, con l’emigrazione dei Campanesi verso il Nord Italia, a Torino, Milano e Bologna è apparsa un forte influenza settentrionale. Il dialetto che parlano oggi i giovani campanesi è meno arcaico e meno stretto, sia per il numero di termini dialettali sia per gli elementi consonantici utilizzati. Ognuno si sforza ad italianizzare il linguaggio. Per quanto riguarda i modi di dire del dialetto, si può notare una diminuzione nell’usarli. Si può dire che oramai li usano solo le generazioni più anziane. Mentre il dialetto calabrese è molto italianizzato e quindi facile da parlare e da trascrivere. Il nostro dialetto invece, non è una lingua scritta ed occorre prima codificare i suoi elementi consonantici più complessi, se si vuole realizzare un vocabolario serio e puramente campanese. Trascrivere il dialetto campanese con sillabe e caratteristiche fonetiche dalla lingua italiana e con termini del calabrese comune, sarebbe sbagliato e non si renderebbe giustizia alla vera fonetica del nostro dialetto. Cercherò di codificare questi elementi e la sfida che mi sto prefiggendo sarà un’impresa, ma non troppo difficile. Dopo questa codificazione farò un elenco di questi elementi consonantici, con esempio campanese ed italiano, in modo che possiate usarlo come codice, per leggere il vocabolario campanese e, ogniqualvolta nel vocabolario apparirà un termine con un elemento consonantico codificato e puramente campanese, lo presenterò in forma sottolineata. Questi vocaboli, alla cui raccolta ha dato anche un appassionato contributo l’amico  Pasquale Sciarrotta, laborioso membro dello staff di Campanaelefante.com, serviranno a dimostrare che il dialetto campanese è una lingua quasi a se stante e non un dialetto qualsiasi della lingua italiana. La fonetica del nostro dialetto ne è la prova: esso si distingue non solo dal calabrese comune e dall’italiano, bensì dai dialetti dei paesi limitrofi. Non che io voglia essere presuntuoso, ma qualcuno prima o poi doveva fare questa analisi. Sarebbe invece presuntuoso e sbagliato, trascrivere il nostro dialetto con le regole della lingua italiana e calabrese, perchè un domani si trasmetterebbe ai posteri un dialetto distorto e piuttosto italianizzato, che nulla avrebbe a che fare con il vero dialetto campanese. Quindi procedo riportando alcuni esempi, che potete leggere per fare delle prove fonetiche e compararle con l’italiano.
 
Carmine F. Petrungaro
 

 Vai al video in cui zio Giovanni Benevento racconta in dialetto campanese


Codificazione con esempi fonetici di elementi consonantici campanesi,
che non esistono nella lingua italiana:

 
Suono "thj" e "tthj"

Esempio n°1: Il suono “thj” di “thjudhire” (chiudere) “thjamare” (chiamare) di "shpetthju" (specchio) - (thjudha u stipu = chiudi l’armadietto), (thjamime stasira = chiamami in sarata) (merite nthr'u shpetthju = guardati nello specchio) - Con consonante palatale sonora. Un suono che è molto tipico del greco e delle lingue illiriche, tartare e centro-asiatiche. Potrebbe essere di origine bruzia oppure è arrivato con i mercenari unni, proto-bulgari e avari, assoldati nelle armate e tagmata bizantine.

Rapa u stipu, pija u pipu, stipa u pipu e thjudha u stipu…

Apri l’armadietto, prendi il pepe, conserva il pepe e chiudi l’armadietto…


Suono "ch"

Esempio n° 2: Il suono “ch” di “uchare” (soffiare) - (ucha ca si rifridde = soffia che si raffredda) - Consonante palatale sonora. Questo è uno dei suoni più tipici del dialetto campanese, che però no si trova in molte parole e non va letto come una “k”, bensì come una fonetica molto comune nella lingua tedesca. Per esempio nella frase "Ich liebe dich nicht" (io non ti amo) è presente ben tre volte, è il suono del gruppo "ch". Così va letto anche nel dialetto campanese.


Suoni "sci - sh"

Esempio n° 3: Il suono “sci” di “vrusciare” (bruciare) e il suono “sh” di “shpitu” (spiedo) - (rishpunna quannu ti parru = rispondimi quando parlo con te) (c’è orduru eh carna vrusciata = c’è odore di carne bruciata) - Consonante postalveolare sonora. E' un suono raro nella lingua italiana, ma comune in quasi tutte le lingue germaniche, che va letto come il tedesco “Schade… sehr schade” (peccato… è un vero peccato), oppure “Tisch” (tavolo), “Tasche” (borsa). Altro esempio dall’inglese “shark” (squalo), “shop” (negozio).


Suono "dj"

Esempio n°4: Il suono “dj” di “djiesa” (chiesa) - (vaju alla djiesa = vado in chiesa) - Consonante palatale sonora simile al suono n° 1 “thj”, ma espresso in modo più duro. Anche questo un suono tipico del greco, delle lingue illiriche, tartare e centro-asiatiche. Potrebbe essere di origine bruzia oppure è arrivato con i mercenari unni, proto-bulgari e avari, assoldati nelle armate e tagmata bizantine.


Suono "j"

Esempio n°5: Il suono “j” di “jire” (andare) “jettare” (buttare via) - (iju vaju = io vado), (nuvi jamu = noi andiamo) – Consonante palatizzata e straniera, che non fa neanche parte dell’alfabeto italiano, composto solo da 21 lettere.


Suono "dh"

Esempio n°6: Il suono “dh” di “adhare” (sbadigliare) “sudhare” (sudare) - (dhaju dhatu nu giornadhe = gli ho dato un giornale) (chi ti vo pijàre nu dhampu = che ti colpisca un fulmine) - Consonante fricativa interdentale sonora, con la punta della lingua sui denti incisivi superiori. Si legge quasi come il “th” nell’inglese, ma va leggermente pronunciato verso la “d”. Esempio “that”, “the”, this”.


Suono "mb"

Esempio n°7: Il suono “mb” di “mbarare” (insegnare o imparare) “mbatthjare” (incollare) - (t’haju già mbaratu cumu ha mbatthjare u manifestu = ti ho già insegnato come incollare il manifesto) - Consonante nasale e occlusiva bilabiale sonora. Una via di mezzo tra la “m” e la “b” con vocale iniziale assente.


Suoni "thr - dhr"

Esempio n°8: Il suono “thr” di “thridhici” (tredici) e il suono “dhr” di “mandhria” (mandria) - (thrasa ‘nthr’a casa = entra in casa) - Consonante palatale sonora, dove la punte della lingua sfiora la papilla del palato, dietro gli incisivi.  Il “thr” viene pronunciato in maniera diversa dall'italiano ed è una tipica consonante del dialetto siciliano, dal quale l’abbiamo ereditata.


 
Vocabolario Campanese (cliccare sulle lettere)
Raccolta di Pasquale Sciarrotta e codificzaione di Carmine Petrungaro.
Vocabula cum codex a Pasquale Sciarrotta et Carmine Petrungaro scriptae. Quae vocabula non solum in ordinem alaphabeti reolegit, verum etiam unius cuisque vocabuli vim atque significationem tractat, explicat, excutit.
 

Lettere


Lettere A - I

A

Abballaturu = pianerottolo

Abbendare =  inventare

Abbissatinne = vattene via

Abbraghatu = rauco

Abbrittare = abrustolire

Abbutatu = sazio

Accattare = comprare

Acciu = sedano

Accutare = affilare

Aciellu = ucello

Adhare = sbadigliare

Addunare =  accorgersi

Alliffare = lisciare

Ammasunare = appollairsi

Ammazzare = uccidere

Ammucciare = nascondere

Annettare = pulire

Apparecchiu = aeroplano

Apprettare = stuzzicare

Arbudu = albero

Argagnu = vaso di terracotta

Argiendu = argento

Arragiunare = raggionare

Arrasare = allontanare

Arrieti = dietro

Arrinatu = cattivo

Arripezzare = rammendare

Arrivatu = accaduto-venuto

Arrobbare = rubare

Arruggiatu = arruginito

Assettatu = seduto

Attaccare = legare

Attizaturu = attizatore

Azare = elevare

Azziccare = mordere

B

Baffettunu = schiaffo

Bagullu =  baule

Barcunu = balcone

Basare = baciare

Bbittunu = bottone

Bifania = Epifania

Brangata = tanti

Brazzu = braccio

Brigichetta = bicicletta

Brocca = forchetta

Bruna = prugna

Brunu = Albero di prugn

Bucca = bocca

Budanza = bilancia

Bummunu = bernocolo

Butiru = Formaggio col burro dentro

C


Cacagliu = balbuziente

Cacarella = diarrea

Cacciare = estrarre -togliere

Callu = durone

Cammarare = diggiunare

Cammisa = camicia

Campusandu = cimitero

Canadhe = rubinetto

Cànatru = vaso di notte

Cangariellu = peperoncino

Cangiare = cambiare

Caniglia = crusca

Cannaruozzu = gola

Cannata = brocca

Cannidha = candella

Cannizzu = canniccio

Cannonniru = ghiacciolo

Canuscire = conoscere

Capituostu = cocciuto

Capizza = cabezza

Cappiellu = cappello

Capu = capo

Carcara = fornace

Carcarazzu = gazza

Carna = carne

Carnevadhe = carnavale

Carusare = tosare

Cascia = cassa

Casciotta = scatolo

Casciunu = cassone

Casciuosciula = cosa senza importanza

Cassadhora = pentola

Casu = formaggio

Catalanu = persona cattiva

Catanannu = bisavolo

Catarinella = lagna

Catarra = chitarra

Catarrattu = sotterraneo

Catina = catena

Cattivu = vedovo

Catu = secchio

Catuoiu = deposito

Catusu = condotto d´acqua

Cavatielli = gnocchi

Cavucia = calce

Cavuciu = pedata

Cavudha = calda

Cavudhu = caldo - verze

Cavuzu = pantalone

Cecatu = cieco

Ceramide = tegole

Cerase = ciliegie

Cernire = crivellare

Cerze =  quercia

Chianda = pianta

Chianga = macelleria

Chianu = adaggio - piano

Chiatta = piatta

Chiazza = piazza

Chichiru = tazza per il caffe-- barattolo

Chilla = colei

Chillu = quello

China = piena

Chine = chi

Chiù = più

Chiummu = piombo

Chiurire = prurire

Ciarbiellu = capretto

Cibbia =  vasca per contenere acqua

Ciciru = cece

Ciedu = cielo

Ciendu = cento

Cima = ramo

Cimiendu = cimento

Ciofeca = bevanda mal preparata

Ciota = tonta

Cipiru = borotalco

Cipulla = cipolla

Ciucciu = asino

Civillu = seme

Codera = dispiacere

Condra = escoriazione

Consare = riparare

Coppinu = mestolo

Corthja = corteccia – buccia

Core = cuore

Corne = corna

Crapa = capra

Crepare = scoppiare

Crita = fango

Crivu = setaccio

Cromatina = pomata per le scarpe

Crucia = Croce

Cruoccu = gancio

Cuannu = cuando

Cuazzinietti = mutande

Cubiercchiu = coperchio

Cucinare = cuocere

Cucuzza = zucca

Cucuzziellu = zucchina

Cudha = coda

Cudhaturu = bagnato

Cudostra = primo latte dopo

Cudhuru = colore

Cullura = pane con forma di ciambella

Cumbagnu = compagno

Cummoglire = coprire

Cumu = come

Cuntu = conto

Cuocci = cocci

Cuocciu = foruncolo

Cuocudha = sasso rotondo

Cuofina = sporta di paglia

Cuonudha = nicchia  fatta nel muro

Cuoscinu = gobba

Cuothru = crosta fatta nella piaga

Curcare = coricare

Curina = germoglio

Curtiellu = coltello

Curuna = corona

Cusciadhu = tasca

Cuscinu = cuscino

Cusituru = sarto

Cuverire = coprire

Cuzziettu = nuca

D


Dhacerijare = lambicarsi il cervello

Dharoggiu = orologgio

Dhastica = elastico

Dhattuca = lattuga

Dhavare = lavare

Dhàvuru = alloro

Ddiu = Dio

Dhece = dieci

Dhedha = resina

Dheggia = legge

Dhiavudhu = diavolo

Dhiebbitu = debito

Dhiendu = magro

Dhievuthru = patina sull’acqua sporca

Dhignu = legno

Dhimma = vaso  di terracotta

Dhimmiccu = Alambicco - destillatore

Dhimu = sudiciume

Dhimunu = limone

Dhingua = lingua

Dhinuotthju = ginocchio

Dhinzodhe = lenzuola

Dhiona = tartaruga

Dhippu = sudiciume di oleo

E


F


Farmosa = fragola

Fatiga = lavoro

Fatigaturu = lavoratore

Favuzzu = falso

Ficcare = mettere

Fichitu = fegato

Ficu padetta = fico d’India

Fidici = felce

Fidijne = fulligine

Fierru = ferro

Fierrufidatu = fildiferro

Fissu = fesso

Focudaru = camino

Forgia = fucina

Fradiciu = putrefatto

Fragaglia = cosa confusa

Frappare = schiaciare

Frescia = fetta di pane

Fressura = padella

Freva = febbre

Frevaru = Febbraio

Friddu = freddo

Fringillu = fringuello

Frittatica = frittata

Frospiru = fiammifero

Frunda = fronte

Fruoficia =  forbice

Fucituru = tappo di sughero per le bottiglie

Fujuta = corsa

Fumu = fumo

Furmicuda = formica

Furnu = forno

Furtuna = fortuna

G


Ghabbare = ingannare

Ghaccia = ascia

Ghagumilla = camomilla

Ghallu = gallo

Ghamma = gamba

Ghammiellu = legno biforcuto

Ghanga = molare

Garrunu = polpaccio

Giedhusu = geloso

Ghrassa = ciccia

Ghridhare = strillare - urlare

Ghrisuomudhu = albicocca

Ghuallira = ernia

Ghuandiera = vasoio

Ghuarna = tazza

Ghuastatu = fradicio

Ghughitu = gomito

Gummudha = brocca per l’acqua

Ghurpa = volpe

Ghurpidhu = grasso di maiale

H


I



Lettere


Lettere J - R

J


Jaccare = spaccare

Jamu = andiamo

Jangu = bianco

Jativinne = andate via

Jatu = alito

Jazzare = alzare

Jestigna = bestemmia

Jestimare  = bestemmiare

Jettare = buttare

Jippunu = camicetta

Jire = andare

Jiritu = dito

Jocare = giocare

Jinnacca = collana

Jenniru = genero

Jennaru = Gennaio

Jinosthra = ginestra

Jiritu = dito

Jirite = dita

Jocca = chioccia

Jumara = fiume – fiumara

Juru = fiore

Jurnata = giornata

Jurnu = giorno

Jushkende = piccante

K


L


M


Maciniellu = macinino

Madhatu = ammalato

Maiu = sambuco

Mammaranna = nonna

Mandhria = branco

Mangiare = cibo

Mangu = neanche

Maniare = sbrigare

Manipudha = cazzuola

Marbizzu = tordo

Margiu = terreno non zappato

Maritu = marito

Martiellu = martello

Maruca = chiocciola

Maruggiu = manico

Mascudhu = maschio

Matarazzu = materazzo

Mattunelle = piastrelle

Mattunu = mattone

Mbicatu = appeso

Mbiernu = inferno

Mbrestare = prestare

Medhe = miele

Menzina = lato

Micciu = miccia

Midhunu e acqua = coccomero

Midhunu e pane = melone

Miennudha = mandorla

Mienzu = mezzo

Miju = mio

Minare = picchiare

Mindire = mettere

Minzognaru = buggiardo

Missa = messa

Misu = mese

Mmadhadhittu = birbone

Mmastu = sella

Mmudhicatina = confusione

Monica = suora

Morga = residuo dell’olio

Morta = morte

Mossa = finta

Mpunnatu = bagnato

Mucare = ammuffire

Mudhinu = mulino

Mugliera = moglie

Mundagna = montagna

Muni = adesso

Munnare = pelare

Munnizza = immondizia

Munnu = mondo

Muollu = morbido – blando

Murra = in tanti

Muru = muro

Mushca = mosca

Mussu = muso

Mustazzu = baffo

Mustu = mosto

N


Nashca = naso

Nasu = naso

Natica = chiappa

Nava = nave

Ndestinu = intestino

Nende = niente

Neputu = nipote

Nèscire = uscire

Ngaricare = non importare

Ngigniare = iniziare –esordire

Nguagliare = indovinare

Ngunu = cualcuno

Nguollu = adosso

Niervu = nervo

Nimicu = nemico

Niva = neve

Nnuglia = specie di salsiccia

Nzeme = insieme

Nzurare = sposarsi

Nthruzzare = brindare

Nucia = noce

Numminata = rinomanza

Nuozzudhu = nocciolo

Nzirratu = arrabbiato/offeso

O


Odhivu = oliva

Oie = oggi

Oriu = vento caldo

P


Pacia = pace

Pagura = timore

Paisu = paese

Parcuocu = pesca

Parmiendu = frantumatore per l’uva

Paroda = parola

Parrare = parlare

Parrinu = padrino

Partafogliu = portafoglio

Patranuostro = rosario

Pazzia = demenza

Pecchì = perchè

Pecuraru = pastore

Pede = piede

Pella = pelle

Pertusu = buco

Pethra = pietra

Pethrusinu = prezzemolo

Piattu = piatto di minestra

Picacuornu = peperone

Piccudhu = piccolo

Pieju = peggio

Pierniciu = grappolo

Piersu = perso – smarrito

Piezzu = pezzo

Pimmadhuoru = pomodoro

Pirajinu = pero selvatico

Pirunu = stecca

Pisciaturu = vaso di notte

Pisciu = pesce

Pitijina = infezione della pelle

Pitta = focaccia

Pittudhìeru = pettegolo

Pittudhu = pettegolezza

Pizzicunu = pizzicotto

Pizzutu = acuto

Portughallu = arancia

Postadha = corriera

Postadhe = autobus

Poviru = povero

Preiare = rallegrarsi

Priestu = presto

Prievitu = prete

Priezzu = prezzo

Primu = primo

Pudhiciu = pulce

Pudhiciusu = pidocchioso

Pudhitu = netto-pulito

Pudhizzare = pulire

Pundìnu = chiodo

Puorcu = maiale

Puortu = porto

Puozzu = posso

Purbbarata = polvere

Purmunita = polmonite

Purmunu = polmone

Putare = potare

Puzzu = pozzo

Q


Quadhara = pentolone

Quadhera = dinuncia

Quadhiare = riscaldare

Quannu = quando

Quathrarella = ragazza

Quathrariellu = ragazzo

R


Raccumannare = raccomandare

Ràggia = rabbia

Raggiuna = ragione

Ramagliettu = mazzolino

Rannini = grandine

Rannu = grande

Ranu = grano

Ràparìre = aprire

Rapinandu = passero di rapina

Rarica = radice

Rasta  =  vaso per fiori

Rattare = grattuggiare

Ravusu = pesante

Restatine = Frattaglie

Ricchia = orecchio

Righinu = origano

Righumare = ruminare

Riminiare = rimescolare

Rina = sabbia

Ririre = ridere

Risimuglia = grasso di maiale

Rishpunnire = rispondere

Risu = riso

Rota = ruota

Ruburu = buco

Rugha = via/rione

Rugna = rogna

Rummudu = corpo rotondo

Ruoshpu = rospo

Ruossu = grosso

Ruosuli = geloni

Rutta = grotta

Ruvette =  rovi

 


Lettere


Lettere S
- Z 

S


Saima = strutto

Sadhe = sale

Sadhuta = salute

Sandu = santo

Sanu = sano

Sapire = sapere

Sapunu = sapone

Sarica = verme del formaggio

Shcadha = scala

Shcaffu = sberla

Shcagnu = sgabello

Scaludhare = liberare

Shcampare = quando finisce di piovere

Shcarare = frugare

Shcarda = finta per scusa

Shcarpàru = calzolaio

Shcàvuzu = scalzo

Scerrare = litigare

Scetulata = spettinata

Shkìcciudhu = goccia

Shkìettu =  scapolo

Scilla = ala

Scinnire = abbassare

Sciommarare =  lavare i panni  prima del bucato

Sciunnire = sciogliere

Sciuortu = risultare

Shbacandare = svuotare

Shcodha = scuola

Shcraffare = riscaldare

Shcugnare = rompere

Shcuorpitu  = pezzo dei legno

Shcupettina = spazzolino

Shcurciare = spellare

Shcurririre = burlare

Shcurzunu = serpe nero

Shcustumatu = scostumato

Secra = bietola

Secutare = inseguire

Seggia = sedia

Shpagnare = spaventare

Siccu = asciutto - secco

Siccumu = siccome

Sie = sei (il numero 6)

Signu = segno

Simana = settimana

Simenda = seme

Simminatu = seminato

Simuda = polenta

Sinadhu = grembiule

Sira = sera

Sita = seta – sete

Sonare = suonare

Shpicunera = armadio a tre spigoli

Shpietthju = specchio

Shpirunu = sperone

Shpisa = spesa

Shpitu = spiedo

Shprieggiu = dispetto

Shpuorcu = sporco

Sputazza = saliva

Stangatu = sfinito

Stazzu = ricovero per le pecore

Stipare = mettere via

Stoccare = spezzare

Sthramatu = soffitta

Sthrummuda = trottola

Sthrusciu = rumore

Stujare = pulire

Stuortu = storto

Stuozzu = pezzo

Stutare = spegnere

Subba = sopra

Sudhe = sole

Sudhu = solo

Sudhuru = sudore

Suonnu = sonno

Suora = sorella

Suppa = brodo

Suraca = faggiola

Surdu = sordo

Surra = immondizia

Sutta = disotto

Suva = sua

T


Taccia = chiodo per le scarpe

Tamarru =  rozzo

Tappinu = ciabatta

Tarantudha = ragno

Tate = nonno

Tàvutu = vara

Terrimùotu = terremoto

Terzadhùru = vaso di terracotta

Thjana = spianata

Tidha = tela

Tiempu = tempo

Tienniru = tenero

Timpa = abbisso

Timpagnu = disco di legno

Tiraturu = tiretto – cassetto

Tisu = teso

Titìllu = ascella

Tizzùnu = pezzo bruciato di legno

Trabacca = spalliera

Tracolla = bretella

Trasire = entrare

Tremba = tempia

Triciudu = cetriolo

Tripitu = trepiedi usato per il fuoco

Thrippa = pancia

Throppa = cespuglio

Thrunzu = torsolo

Thruono = tuono

Thruscia = fagotto

Tunnu = circolare/tondo

Tuortu = torto

Tuossicu = tossico

Tuostu = duro

Tussa = tosse

Tuvaglia = asciugamano 

U


Uogliu = oglio

Uomminu = uomo

Uorbu = orbo

Uorcu = orco

Uoru = oro

Utro = contenitore di pelle di pecora 

V - Z


Vacantu = vuoto

Vagliu = cortile - vicolo

Varranca = precipizio

Vadhenusu = tossico/ velenoso

Vendumare = nominare

Venniri = venerdì

Vìdhire = vedere

Vietthju = anziano – cosa vecchia

Viendu = vento

Viermi = vermi

Vinella = vicolo

Vinnimare = vendemiare

Vinnire = vendere

Vinu = vino

Virdu = verde

Vitru = vetro

Vittura = automobile

Vota = di nuovo –volta

Vrigogna = vergogna

Vruzza = tasca

Vruzza = tasca

Vucia = voce

Vudhare = volare

Vullicu = ombelico

Vuommicu = vomito

Vuosthru = vostro

Vussica = vescica


Zainu = borsa

Zambariellu =  moscerino/zanzara

Zancu = pozzanghera di fango

Zappunu = zappa

Zibibbu = uva bianca

Zimmiru = caprone

Zippa = chiodo di legno

Zita = fidanzata

Zumbare = balzare

Zunza = lardo

Zuoppu = zoppo

Zambare = pestare




Altre curiosità in dialetto campanese

Funghi

Rosìtu – Sanguinello – Lactarius salmmonicolor/Lactarius deliciosus

Thjodhinu - Chiodino - Armillaria tabescens/Agrocybe aegerita

Dhàttaru – Agarico candido – Leucopaxillus candidus

Vojita – Ovulo buono - Amanita cesarea

Ghallinella – Gallinaccio – Cantharellus cibarius

Crista eh ghallu -.Ditola gialla/Manina gialla – Clavaria aurea

Piritu eh dhupu – Vescia di lupo – Lycoperdon perlatum

Sillu – Porcino – Boletus aestivalis/Boletus edulis

Vavusella – Laricino - Boletus elegans/Suillus grevillei

Mazza eh tamburru – Parasole/Mazza di tamburo - Lepiota procera

Nashca – Poliporo sulfureo – Poliporus sulphureus


Mesi

Jennaru - Gennaio

Frevaru - Febbraio

Marzu - Marzo

Apridhe - Aprile

Maju - Maggio

Giugnu - Giugno

Dhugliu - Luglio

Agustu - Agosto

Settembre - Settembre

Ottobbre - Ottobre

Novembre - Novembre

Dhicembre - Dicembre


Giorni

Dhùni - Lunedì

Màrti - Martedì

Mìercuri - Mercoledì

Jùovi - Giovedì

Venniri - Venerdì

Sabbitu - Sabato

Dhuminica - Domenica


Paternoster in campanese

U Pathrenuosthru

Pathre nuosthru chi si nthr’u ciedhu,

santificatu è llu numu tùvu,

ca venisse llu regnu tùvu,

ca venisse fatta a vodhontà tuva,

cumu nthr’u ciedhu, eccussi puru nthr’a terra.

Dhunine oje u pane nuosthru quotidhianu,

e pperdunine i peccati nuosthri,

comu puru nuvi perdunamu ì peccaturi e lli nemici.

E ‘un gi fare cadhire nthr’a tentazione,

ma ca ni dhibberassi tutti eh dhu madhe.


Errori tipici, grammaticali dei Campanesi, trasmessi dalla grammatica campanese all’italiano

La classiche frasi che i Campanesi sbagliano spesso in italiano, sono:  “Ti ho imparato un cosa” che va sostituita da “Ti ho insegnato qualcosa”. Oppure una frase del tipo "Lo vuoi venduto?" è scorretta e va sostituita rispettivamente con "Vuoi che te lo venda?"



Approfondimenti

Approfondimenti dall'Associazione Culturale "Espedito Chiarello", a cura di Mons. Luigi Renzo. Proverbia a Episcopus Mons. Luigi Renzo et campanae juventutis scriptae...

Proverbi

Proverbi campanesi dall'Associazione Culturale "Espedito Chiarello" - CAMPANA (CS)

Prefazione

E' con soddisfazione che l'Associazione Culturale "Esperito Chiarello" pubblica gli elaborati risultati vincitori alla Prima Edizione dell'omonimo Premio letterario, organizzato per gli alunni delle scuole di Campana. L'iniziativa editoriale è stata resa possibile per la fattiva e concreta collaborazione dell' Amministrazione Comunale di Campana e del suo Sindaco Prof. Francesco Ioverno e dell’Assessore alla Cultura della Comunità Montana "Sila Greca" di Rossano Prof. Pasquale Gentile. Ad entrambi va la più viva gratitudine. Nel concorso a premio i partecipanti si sono cimentati sul tema "Campana: la sua storia, il suo vissuto, il suo futuro": Dalla lettura rei testi premiati si può constatare come l'esito sia stato più che positivo, anche grazie alla collaborazione generosa degli Insegnanti. Accostarsi alla storia e alla cultura del paese, riflettere sulle vicende umane e civili, cominciare a pensare al proprio futuro con occhio critico e mente aperta è certamente un fatto educativo di estrema importanza, soprattutto in una società come la nostra in cui i confini del vissuto e della cultura locale rischiano ormai di restare stritolati dalla massificazione del cosidetto "villaggio globale": Non si entra in un circuito multiculturale e multimediale se non si ha la piena consapevolezza della propria identità culturale, del proprio mondo di valori di umanità e di risorse quale fondamentale patrimonio di riferimento esistenziale e di ideale confronto con un mondo riverso dal proprio. I ragazzi sia pure a misura dell'età e delle potenzialità ricettive ed espressive, hanno saputo immedesimarsi nello spirito dell'iniziativa ed hanno rato al quesito proposto risposte plausibili e stimoli di riflessione soprattutto per gli adulti, a cui si chiede più coscienza, coerenza e impegno per consegnare alle nuove generazioni prospettive di vita più dignitose e risorse produttive valorizzate e da valorizzare capaci di rilanciare il paese e di bloccare il flusso migratorio che costringe drammaticamente le forze giovani a cercare altrove la propria fortuna. Il grido di allarme "Campana non ha futuro senza lavoro!" va raccolto e considerato particolarmente da chi è chiamato socialmente e istituzionalmente a provvedere. Non si può vivere senza la speranza del futuro. Grazie, allora, ai ragazzi che col loro appello hanno inteso in qualche moro "stanare" in noi adulti quello spirito di intraprendenza e di creatività che nel passato ha permesso ai nostri padri di portare il paese ad essere centro di riferimento e di civiltà per tutto il circondario. Grazie inoltre alla preziosa opera della Giuria e segnatamente al maresciallo Antonio Ruberto (promotore del comitato organizzatore), al Prof Tommaso (Mario) Cosenza, assessore alla Cultura del Comune di Campana, al Geom. Antonio Piro, rappresentante della Pro-Loco, al Prof. Giuseppe Benevento, delegato degli "Amici della Sila", dei membri esterni Prof. Salvatore Bugliaro e Pier Emilio Acri di Rossano. La premiazione si è tenuta nell'agosto 1998 nella Sala Consiliare alla presenza del Sindaco Prof. Ioverno, delle pubbliche autorità, della Pro-Loco, del Presidente dell Associazione "Amici della Sila" Prof. Francesco Lautieri, della moglie Laura Ausilio e dei figli Luigi e Agostino del compianto Espedito Chiarello. Nel corso della manifestazione è stato presentato e consegnato anche il volumetto "Scritti su Campana", raccolta postuma di scritti di Espedito Chiarello, curata editorialmente dal sottoscritto con la collaborazione della Grafosud di Rossano. Nel consegnare questo opuscolo ai Lettori viene naturale rinnovare l'accorato appello dei ragazzi autori degli scritti: "Amiamo il nostro Paese! Non facciamolo morire!".

Auguri a tutti.

Campana 1 ° agosto 1999

IL PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE "Espedito Chiarello"

Mons. Luigi Renzo


Proverbi campanesi e detti antichi

(in dialetto non codificato foneticamente)

Proverbia a Episcopus Mons. Luigi Renzo et campanae juventutis scriptae

Detti dedicati ai mesi dell'anno - (Gruppo 2a elementare - Sez. A)

"Frevaru: Freva aiu, ccu freva mi misi, cà sugnu u juru e tutti i misi”

"Febbraio: ho la febbre, con la febbre ho iniziato, sono il fiore di tutti i mesi"

***

"Frevaru curtu e amaro scurce Ile vecchie allu focudaru"

"Febbraio corto e amaro, scortica le vecchie al focolare"

***

"A Frevaru e notte ccu li jurni vanu a paru"

"A Febbraio le notti e i giorni sono uguali"

***

"Miarzu ortudanu assai paglia e pocu ranu"

"Se il tempo a Marzo è favorevole all'orto,

si raccoglie molta paglia e poco grano"

***

"Si marzu nun marzie, giugnu nun paglie"

"Se Marzo non fa il pazzerello, a Giugno il raccolto è scarso".

***

"I truoni e marzu risbiglinu i sierpi'

"I tuoni di Marzo svegliano le serpi dal letargo"

***

"Parma mpusa regne ravuse"

"Se la domenica delle Palme piove, il raccolto sarà abbondante"

***

"U friddu e Apride aal'aria si vide"

"Il freddo di Aprile si vede nell'aria"

***

"Apride fa lu juru e maiu ni tene l'onuru"

"Aprile fa il fiore e Maggio ne ha l'onore"

***

"Simmina quannu vu ca Giugnu mieti"

"Semina in qualsiasi tempo e a Giugno raccoglierai"

***

"Quannu chiove ad agustu nagliu, mide e mustu"

"Quando piove nel mese di Agosto, si raccolgono olio, mele e mosto"

***

'Jennaru siccu, massaru riccu'

"Gennaio secco, contadino ricco"

***

"Quannu u tiempu mute, u gallu cane"

"Quando il tempo cambia, il gallo canta"

***

"U griecu e lu Levante stanchinu puru i santi"

"Il grecale e il levante stancano pure i santi"

***

"A Santu Martinu u massaru tocche lu vinu"

"A San Martino il contadino assaggia il vino"

***

"Quannu chiove cu' la tramuntana o tre jurni o na simana "

"Quando piove e tira la tramontana il brutto tempo dura o tre giorni o una settimana"

***
"U friddu e Marzu punge atre carne e di vovi' 

"Il freddo di Marzo penetra le coma dei buoi"

***

"Si vidi erba a Jennaru, chiuda u ranu ntru granaiu”

"Se vedi l'erba a Gennaio, chiudi il grano nel granaio"

***

“Madaditta chilla trizza che venniri s'intrizze;

madaditta chilla pasta ch'è venniri s'impaste;

madaditta chilla capu che venniri si rape”

"Maledetta quella treccia che di venerdì s'intreccia; maledetta quella pasta

che di venerdì s'impasta; maledetta quella testa che di venerdì si rasa"

***

"E duni e de marti nné si maritinu nné si parte”

"Di lunedì e di martedì non ci si sposa nè si parte"

***

"Chine si aze a matinata, guadagna la ]urnata"

"Chi si alza presto guadagna la giornata"

***

"Quannu chiove e fa bbientu u cacciaturu perde lu tiempu"

"Quando piove e tira vento il cacciatore perde il tempo".

***

"A Marzu chiova chiova; Apride a non finire; a Maiu nà bon aqua e la stagione è fatta"

"A Marzo piove piove, Aprile a non finire; a Maggio una buona

pioggerella e la stagione è fatta".

***

"Ad Apride nun ti scuvenire; a maiu nun mutare saiu; a giugnu mutite tuttu;

a giugnettu caccite u corpiettu e fetta i panni e du diettu”

"Ad Aprile non ti svestire, a Maggio non cambiare abito,

a Giugno cambia gli indumenti e togliti il corpetto e getta le coperte dal letto".

***

"Quannu nciedu c'è russia vene l'acqua o ventudie"

"Quando il cielo è rosso arriva l'acqua o tira il vento"

***

"Cu lu devante i pisci su avanti cu lu ponente nun si pische nente"

"Con il vento di levante i pesci arrivano con il ponente non si pesca niente" 

***

"Ppe SantAndrea a fava nata sie e sunn è nata a d'essire simminata"

"Per sant'Andrea la fava deve nascere, se non è nata deve essere seminata"

***

"Quannu cante lu cuccu, n'ura chi nesce asciutte tuttu"

"Quando canta il cuculo, un'ora che canta asciuga tutto"
*** 

SAGGEZZA POPOLARE: PROVERBI CAMPANESI (Gruppo 3a elementare)
 
A volte, durante qualche discorso o conversazione, i nostri nonni e tutte le persone anziane del paese, a dimostrazione della loro saggezza ed esperienza che è certamente maggiore rispetto a quella dei giovani, citavano questo proverbio:

"U viecchiu ppé la pensata, u giuvinu ppé la forzata".

I proverbi, infatti sottolineano spesso la realtà che si vuole evidenziare. II proverbio è un breve motto di antica tradizione e ormai larga diffusione che esprime in forma concisa un pensiero e spesso una norma desunti dall'esperienza. Il tono che accompagna l'uso dei proverbi è immancabilmente popolaresco poiché la loro vitalità deriva esclusivamente dalla tradizione. I proverbi, a volte sentenze brevi, a volte comprendenti storielle, hanno una forma semplice che ha la funzione per lo più di facilitare la trasmissione del loro contenuto. Per questo, leggi, abitudini, situazioni relative alle attività umane fondamentali (caccia, pesca, agricoltura, allevamento) e alla meteorologia, trovano nei proverbi la loro più marcata formulazione. La presente ricerca dei proverbi è stata realizzata grazie all'aiuto degli alunni e alla collaborazione degli anziani interpellati che mantengono ancora viva e anzi sono fieri custodi e testimoni di una tradizione ormai lacerata dall'indifferenza e dall'emigrazione.

1. A fatiga è da festa né ti quaze né ti veste.

2. A figli e a mugliere ulli mustrare bona cera.

3. A minzogna duve visogne.

4. A nessunu puozzu, a muglierma puozzu e la puortuncuollu.

5. Amaru chine nun si fa li fatti suvi ca ccù la lanterna va cercannu guai.

6. A matinata fa la jumata.

7. A gatta pressadura ha fattu i figli cecati.

8. Amica chi vu bbene all'atra amica, u mpalisare quantu tieni ncore,

vene nnu jumu e ti la fai nemica e lli secreti tuvi ti cacce fore.

9. Amaru u piccudu chi va ntru rannu.

10. Aria chiara u nsi spagne de truoni.

11. Alla missa `u nci vaju ca sugnu zuoppu alla cantina vai chianu chianu.

12. A gallina chi camine si ricoglie ccu la vozza chjna.

13. A jenniri e a neputi chillu chi di fa è tuttu perdutu.

14. A sira u spuostu dice e la matina 'u suonnu piace.

15. A vacca c'ummange 'ntri vuvi, o prima o pue.

16. A dare cchiu cuntu allu munnu ca a Dio.

17. Alli guagliuni un prumintire cullurrelle, alli santi un prumintire vuti.

18. A gamma cuveme la ganga.

19. Bona venuta norima 'mpalazzu, ci vò durare cumu a niva e marzu,

bona trovata socira gentile ci vò regnare quantu a niva e aprile.

20. Capilli e guai u manchinu mai.

21. Cama cruda e pisciu Cuottu.

22. Casa ppé quantu ni stai e terreni ppé quantu ni vidi.

23. Casa stritta fimmina destra.

24. Cchiù picca simu cchiù buoni iamu.

25. Chillu ch'è destinato ncielu, nterra nun manche.

26. Cchiù scuru 'e da menzannotte un pò benire.

27. Ccù na jiritata 'e mede s'acchiappanu cientu musche e nessuna ccù na jiritata e fele.

28. Chillu cu bbu ppé tia, ad atri nu ffare.

29. Chine tene nasu tene crianza.

30. Chine alla casa nun ti vene, alla casa sua nun ti vò.

31. Chine cummanne un sude.

32. Chine sta speranza ad altri e nun cucine, a sira si ricoglie murmurannu.

33. Chine si veste di panni 'e d'altri, priestu si spoglie.

34. Chine ade pocu vade.

35. Chine paghe prima mange pisci fetusi.

36. Chine vò và, e chine un vò, manne.

37. Cum'è la barca, ci mandi a vela.

38. Cum'è lu vitu ci vò lu pale.

39. Chine ti vò cchiù bene e na mamma o ti fide o t'inganne.

40. Diebiti e peccati si paghinu.

41. Dio ti scanze e di ricchi impoveriti e di poveri arricchisciuti.

42. Dicime ccù chine và e ti dicu chine si.

43. Duve ci su figli, Diu ci viglie.

44. Duve 'u fficchi l'acu ci ficchi a capu.

45. È miegliu mammita ti perdisse e no lu sude e marzu ti pijasse.

46. È Santu Martinu si rapinu e vutte e si prove Ilu vinu.

47. È amatu u pittudu e no la pittudera.

48. È miegliu cientu amici ca cientu ducati.

49. Fimmine e buvi e du paisu tuvu.

50. Fava juriennu jumara curriennu.

51. Figli e furtuna cumu Diu te dune.

52. Figli piccudi, fuochi piccudi, figli ranni, fuochi ranni.

53. Fa cumu t'è statu fattu cunn'è mai peccatu.

54. Fu la regina ed ebbe bisugnu e da vicina.

55. I parienti su li dienti.

56. I neputi ti putinu.

57. I guai e da pignata è sa sudu a cucchiara che riminie.

58. lustizza e sanità, amaru chine ni cerche.

59. Lacqua sant'Antonina cacce lu pane, l'uogliu e lu vinu.

60. Luocchiu e du patrunu cuveme Ilu cavallu.

61. Labbuttu u cride allu diunu.

62. Matrimoni tra stritti parienti, o lunghi guai o lunghi turmienti.

63. Mindite ccu penta miegliu e tia e falle a spisa.

64. Marzu cuva cuva, Aprile fa lu juru, Maju ni tene l'onuru.

65. Mazze e panelli fanu i figli belli, pane senza mazze fanu i figli pazzi.

66. Na mamma fa ppé cientu figli e cientu figli u'nfanu ppé na mamma.

67. Nullu ti dice lavite a faccia ca pari cchiù biellu.

68. Na nucia 'ntra nu saccu u ffa strusciu.

69. Nun c'è ataru senza crucie e nun c'è matrimoniu senza vucie.

70. Ogni muccusiello alla mamma piace.

71. Occhi apierti e bucca chiusa.

72. Ogni puntillu aze nu murillu.

73. Pane e vulanza unn'inchie panza.

74. Parma 'mbusa, regna ravusa.

75. Pijte u pieju e du paisu tuvu e no lu miegliu 'e du paisu e d'atri.

76. Quannu a gatta si lave Ila facce o chiove o ja»e.

77. Pise l'uoru, rave lu chiummu, rave l'onuru ppé tuttu u munnu.

78. Quannu a menziumu addocchie trovite a caraforchia.

79. Quannu è nuvudu alla muntagna chiudite a porta e va in campagna,

quannu è nuvudu alla marina chiudite a porta e va cucina.

80. Quannu `u sanu tre, u sa Ilu re.

81. Quannu nciedu c'è russia, vene l'acqua e ventudie.

82. Si ti vu sedare dduve ti sedisse,

dduve l'amicu u ncià jre allu spissu.

83. Quannu arriva la cinquantina, sinni presente una a matina.

84. Quannu un tieni u pane e du tuvu u mangi all'ura chi vu.

85. Si vu appurare a verità: e d'infanti e di mmriachi.

86. Si vu ca l'amicizia si mantene, na cistelluzza va e n'atra vene.

87. Timpesta furiusa priestu scampe.

88. Tre acque a Marzu, duve ad aprile, e una a maju sa potimu avire.

89. Trippa china canta, no cammisa nova.

90. U lupu perde Ilu pidu e nno lu vizzu.

91. U viecchiu ppé la pensata, u giuvinu ppé la forzata.

92. U lignu viecchiu mantene lu fuocu.

93. U bbene un si ventuma sun si perde.

94. U lupu perde llu pilu e nno llu vizzju.

95. U liettu fa due cose: chine u ddorme si ripose.

96. U male chine l'ha su teme.

97. U vinu è lu datte e di vecchi.

98. U morire ciucciu miu finché u bbene lu misu e maju.

99. U Signuru pruvide lli pruviduti ca i spruviduti ci su mparati.

100. U bisuognu t'impare la via.

101. Uocchiu cu bbide core cu dode.

102. U sude a chine vide scraffe.

103. Viatu chine fa lu pane e amaru chine aspette la pitta.

104. Zappate e fimmine e lavuratu e vacca amara chilla terra chi c'incappe.
 


I nostri più sentiti ringraziamenti all’amico Pasquale Sciarrotta, Mario Germinara e all’illustre concittadino Mons. Luigi Renzo, che ci hanno fornito una  grandiosa raccolta letteraria, organizzata dall'Associazione Culturale "Espedito Chiarello" ed elaborata dagli alunni delle scuole di Campana, per la quale hanno ricevuto l'omonimo Premio letterario. Ovviamente vanno anche ai bimbi delle scuole elementari i nostri più affettuosi ringraziamenti e complimenti.
 
Carmine Petrungaro
Campanaelefante.com

vocabolario_campanese
 
Foto in copertina di Vincenzo Tucci,
membro dello staff di Campanaelefante.com

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Commenti
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Francesco  - Bravissimo   |2008-12-03 14:34:48
Bravissimo Carmine!
Mille grazie per quello che hai fatto.

Francesco Cornicelli
Luichiar   |2008-12-03 20:10:18
Grazie allo staff di Campanaelefante per il lavoro svolto e per l'orgoglio che
sta restituendo a un paese ultimamente un pò troppo cinico, decadentista e
ripiegato nel suo individualismo

Luigi Chiarello
Enzino  - Complimenti   |2015-04-18 19:31:37
Carissimo Carmine, complimenti per i tuoi stupendi articoli. Leggerli è una
delizia per la mia povera anima. Ti abbraccio con affetto

Vincenzo Germinara
admin   |2015-04-18 19:21:52
Salve,
innanzitutto grazie a voi per la partecipazione. Nel lodare le
nostre tradizioni e la cultura, non dobbiamo mai cascare
nell'euforia e trascurare i suoi lati negativi. Luigi dice il vero,
quando parla di un paese troppo cinico e decadentista. Penso che questo sia
un vecchio fenomeno e più che decadentista, il nostro paese Ã¨
afflitto forse dalla malattia dei disfattisti e pessimisti. Qui cito lo
storico Edward Gibbon che dice: "l'uomo che rifuti di essere giudice della decadenza della società e
dei suoi ministri e politicanti, puù considerarsi loro
complice". Ecco perchè saremo sempre chiamati a osservare
la nostra società, con il dovere di denunciare. Ma non dobbiamo
fermarci solo a giudicare ...altrimenti rischiamo di non apportare nulla
di nuovo alla società. Dobbiamo osservare, criticare, denunciare, ma
essere se...
Mario Spina  - Laurea in Farmacia Specializazione in Farmacologia   |2012-08-15 14:29:37
Ciao Carmine grazie per quello che fai per il mio Paese
Mario Spina   |2012-08-15 14:30:20
Semplicemente. Grazie
francisco aparecido romera rui  - O MIO NONO GIUSEPE IONFRIDA   |2013-04-30 04:42:49
QUANDO LEIO O VOCABULARIO CAMPANES LEMBRO DO MEU NONO GIUSEPPE IONFRIDA E A
MINHA NONA ASSUNTA PARISE CONVERSANDO QUANTA SAUDADE QUE PENA QUE ELES JA SE
FORAM
maria teresa   |2015-04-18 18:32:12
Buonasera, mio papà è di Campana...dove si può comprare il
vocabolario?
Grazie. Saluti a tutti. Maria Teresa
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