Vocabolario Campanese |
Scritto da Carmine F. Petrungaro | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
mercoledì 25 ottobre 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Vocabolario del Dialetto Campanese
Vocabula ad usum studiosae humanorum leteratum in Kalasarna Populi
Il nostro dialetto fa
parte della nostra identità e del nostro patrimonio culturale
Realizzato il 25.10.2006. Care amiche e amici, ecco il “Vocabolario
campanese”, alla cui realizzazione ha partecipato l'amico Pasquale Sciarrotta con la raccolta dei vocaboli e con grande merito l’illustre concittadino Mons.
Luigi Renzo, che ci ha fornito una grandiosa raccolta letteraria su iniziativa dell'Associazione Culturale "Espedito
Chiarello", elaborata dagli alunni delle scuole di Campana, per la quale
hanno ricevuto l'omonimo Premio letterario. Ovviamente vanno anche ai bimbi
delle scuole elementari i nostri più affettuosi ringraziamenti.
L’idea di realizzare questo vocabolario campanese è nata nel 2003, quando
incontrai a Milano l’amico Pasquale Sciarrotta. Allora parlammo di proverbi in
dialetto calabrese, che Pasquale stava raccogliendo per alcune associazioni
calabresi e campanesi in Argentina e così abbiamo cominciato a riflettere sul
vocabolario campanese. Quindi il compimento di questo progetto scaturisce da un
lavoro di raccolta e ricerca iniziati nel 2003. Il Vocabolario rappresenta la raccolta
di un patrimonio linguistico che rischia di andare perduto. E’ un’opera
indispensabile per non perdere la ricchezza linguistica e culturale di Campana
e qui voglio sottolineare che sarà un lavoro continuo, che di tanto in tanto
verrà aggiornato dallo staff di Campanaelefante.com. Il nostro dialetto riveste
un forte fattore identificativo della nostra comunità e questo vocabolario non
solo è motivo di orgoglio per noi dello staff di Campanaelefante.com, ma custodirà
per sempre le nostre antiche tradizioni linguistiche”. Nel dialetto ci sono lo specchio e le radici più profonde di un
popolo. Il nostro dialetto è una lingua da tutelare. La sopravvivenza del
dialetto di Campana è a mio avviso un fatto di notevole importanza, perché esso
fa parte del nostro bagaglio e patrimonio culturale.
Convinti i baroni del Ministero della Cultura, che a scuola bisogna studiare esclusivamente la lingua italiana, il nostro dialetto, probabilmente rischia di morire perché non viene riconosciuto come una lingua quasi a se stante e, per tale motivo non viene neanche sostenuto a livello locale. Non viene inserito nel programma scolastico, perché si teme che l’uso del dialetto venga interpretato come un modo di essere arretrati e rozzi…un modo anacronistico, non adatto all’Italia moderna del 21° secolo. Le istituzioni e le scuole locali dovrebbero fare qualcosa di più per salvare e promuovere il nostro dialetto campanese, che andrebbe fortemente sostenuto con iniziative culturali e didattiche. Se dimentichiamo e facciamo scomparire la nostra lingua, perdiamo anche il nostro senso di appartenenza, la nostra identità, le nostre peculiarità e la continuità culturale. Se ciò dovesse accadere, le prossime generazioni, i nostri nipoti e pronipoti non avranno più radici e identità. Salvare il nostro dialetto è cosa importantissima per le generazioni future, alle quali consegneremo un pacchetto culturale completo del nostro patrimonio. Perciò dobbiamo tenere vivo il nostro dialetto, promuoverlo a livello locale, mediatico, didattico e raccogliere tutte le testimonianze possibili. Un vocabolario o un dizionario dei modi di dire è il primo passo da fare. Ma per realizzare un vocabolario del dialetto campanese, è necessario approfondire prima la storia di Campana, della Calabria in generale e dei popoli che la dominavano. Quindi è importante un minimo di analisi filologica, prima di avviare un progetto così serio. Ogni cosa va prima studiata o almeno un po’ approfondita ed analizzata con uno studio più specifico sull'argomento, prima di trarre conclusioni e creare semplicemente un vocabolario dialettale in maniera affrettata, superficiale e senza fondo storico, ma basato solo sull’anacronistica fornitura di termini, da parte di terzi. L’altro discorso è la grammatica, che però voglio sfiorare per adesso solo in maniera sporadica e che analizzerò più avanti, nei prossimi capitoli e mi auguro di poterlo fare con la collaborazione dei Campanesi. Analizzare la grammatica racchiusa nel dialetto campanese è molto arduo. Perciò affronterò questo lavoro, basandomi sulle mie proprie conoscenze storiche, sulle testimonianze orali dei Campanesi più anziani e sulle raccolte dei termini dialettali e modi di dire. Per adesso cercherò di concentrare questo lavoro sulla struttura fonetica del dialetto di Campana. Il dialetto di Campana è bensì un dialetto tipico della Calabria, che trae le sue origini dal vari popoli che si sono insediati nel nostro territorio, come i Greci, Bruzi, Osci, Romani, Bizantini (Neogreco), Longobardi, Armeni, Siriani, Arabi, Normanni, Tedeschi (Svevia e Sassonia), Angioini (Francia), Aragonesi e Spagnoli, ma che presenta alcune caratteristiche fonetiche molto singolari ed elementi consonantici complessi, che si trovano solo a Campana. Questa caratteristica del dialetto campanese, è dovuta forse alla posizione geografica di Campana, che si trova in una zona, dove due grandi gruppi linguistici della Calabria si incontrano e dove sono evidenti le influenze di Napoli e della Sicilia. La Calabria infatti è divisa in due aree linguistiche: il Calabrese Settentrionale e il Calabrese Meridionale. Mentre nella parte settentrionale della Calabria, cioè nella provincia di Cosenza, abitata da Bruzi e Osci, molto affini per stirpe e lingua ai Romani, la latinità arcaica ha avuto una forte influenza, mentre in quella meridionale l'influenza latina si è fatta notare solo a partire dal 1050, con l’arrivo dei Normanni. Nella restante parte e soprattutto sulla costa jonica prevale ancora una forte influenza greca. Campana si trova incuneata in questa specie di frontiera linguistica, tra questi due gruppi ed è questa realtà ad aver plasmato il dialetto campanese e ad averlo reso unico e particolare. Nel dialetto campanese infatti troviamo termini puramente napoletani e latinizzati ed altri invece puramente siculi o grecizzati. Ciò vale anche per la grammatica, la fonetica, la cadenza e l’accento. Per esempio fortemente latinizzante nel campanese è la formazione dei nomi attribuiti agli abitanti, come la desinenza "anu" e "isu"": "cirotanu", "napudhitanu" “reggitanu”, "mannaturizzisu","vriatichisu", "russanisu" ecc. ecc...
Molti dialetti dei paesi limitrofi, anche se
leggermente diversi, presentano comunque una grande somiglianza ed omogeneità
tra loro, mentre quello di Campana si distingue come se fosse un’isola
linguistica. Di ciò ce ne rendiamo conto sia noi Campanesi sia i nostri vicini.
Uno straniero invece, ad esempio un Milanese, farebbe molta fatica a sentire le
differenze fonetiche tra il dialetto campanese e quello dei paesi limitrofi.
D’altronde anche noi Campanesi, quando viaggiamo all’estero o in alcune regioni
d’Italia, non siamo subito in grado di distinguere i vari dialetti dei posti
che visitiamo. Ad es. quando io arrivai tanti anni fa in Lombardia, non notai
subito le differenze tra i dialetti di Pavia, Voghera e Lodi, che sono città
molto vicine. Per me era semplicemente tutto “ostrogoto”, detto scherzosamente,
che suonava alle mie orecchie come un’unica cacofonia incomprensibile, di cui però
riuscivo subito a captare le forti radici francofone e germaniche, grazie al
fatto di conoscere bene il tedesco e alcuni dei suoi dialetti. Cito un esempio:
la città di Bergamo viene chiamata nel suo dialetto locale “Bergem”, che deriva
da “Berghem” e significa “la casa in montagna” in longobardo, una lingua
germanica occidentale, molto affine al bavarese e all’alemanno, parlati ancora oggi
nella Germania meridionale. Dopo tanti anni ho cominciato un po’ a distinguere
quindi i dialetti della Lombardia. Presentano tutti delle piccole differenze, che
però ci sono, nonostante i dialetti della grande pianura del Nord siano
abbastanza omogenei (non riferendomi a quelli delle vallate). Ma ritorniamo al
nostro dialetto, quello di Campana. Come già accennavo, il nostro dialetto
presenta alcune caratteristiche fonetiche, sillabe ed elementi consonantici molto
singolari, che si trovano solo a Campana e, che non sono facili da trascrivere
su carta, come lo è invece per il dialetto calabrese.
Rispetto all’italiano e ad altri dialetti calabresi
è molto gutturale. Nel campanese si utilizzano suoni che sono molto difficili
da articolare, per chi non è campanese o non ne ha mai fatto uso. Per fino i
giovani Campanesi di oggi fanno fatica ad esprimere alcune parole ed elementi
consonantici tipici e allora tendono ad italianizzare il dialetto. Il nostro
dialetto ha avuto nell’ultimo secolo, a partire dagli anni 50 e 60
un’evoluzione nella fonetica e anche nel lessico. Cioè, con l’emigrazione dei
Campanesi verso il Nord Italia, a Torino, Milano e Bologna è apparsa un forte
influenza settentrionale. Il dialetto che parlano oggi i giovani campanesi è
meno arcaico e meno stretto, sia per il numero di termini dialettali sia per
gli elementi consonantici utilizzati. Ognuno si sforza ad italianizzare il
linguaggio. Per quanto riguarda i modi di dire del dialetto, si può notare una
diminuzione nell’usarli. Si può dire che oramai li usano solo le generazioni
più anziane. Mentre il dialetto calabrese è molto italianizzato e quindi facile
da parlare e da trascrivere. Il nostro dialetto invece, non è una lingua
scritta ed occorre prima codificare i suoi elementi consonantici più complessi,
se si vuole realizzare un vocabolario serio e puramente campanese. Trascrivere
il dialetto campanese con sillabe e caratteristiche fonetiche dalla lingua
italiana e con termini del calabrese comune, sarebbe sbagliato e non si
renderebbe giustizia alla vera fonetica del nostro dialetto. Cercherò di
codificare questi elementi e la sfida che mi sto prefiggendo sarà un’impresa,
ma non troppo difficile. Dopo questa codificazione farò un elenco di questi
elementi consonantici, con esempio campanese ed italiano, in modo che possiate usarlo
come codice, per leggere il vocabolario campanese e, ogniqualvolta nel
vocabolario apparirà un termine con un elemento consonantico codificato e
puramente campanese, lo presenterò in forma sottolineata. Questi vocaboli, alla
cui raccolta ha dato anche un appassionato contributo l’amico Pasquale Sciarrotta, laborioso membro dello
staff di Campanaelefante.com, serviranno a dimostrare che il dialetto campanese
è una lingua quasi a se stante e non un dialetto qualsiasi della lingua
italiana. La fonetica del nostro dialetto ne è la prova: esso si distingue non
solo dal calabrese comune e dall’italiano, bensì dai dialetti dei paesi
limitrofi. Non che io voglia essere presuntuoso, ma qualcuno prima o poi doveva
fare questa analisi. Sarebbe invece presuntuoso e sbagliato, trascrivere il
nostro dialetto con le regole della lingua italiana e calabrese, perchè un
domani si trasmetterebbe ai posteri un dialetto distorto e piuttosto
italianizzato, che nulla avrebbe a che fare con il vero dialetto campanese.
Quindi procedo riportando alcuni esempi, che potete leggere per fare delle
prove fonetiche e compararle con l’italiano.
Carmine F. Petrungaro
Codificazione con esempi fonetici di elementi consonantici campanesi,
che
non esistono nella lingua italiana:
Suono "thj" e "tthj"
Esempio n°1: Il suono “thj” di “thjudhire” (chiudere) “thjamare” (chiamare) di "shpetthju" (specchio) - (thjudha u stipu = chiudi l’armadietto), (thjamime stasira = chiamami in sarata) (merite nthr'u shpetthju = guardati nello specchio) - Con consonante palatale sonora. Un suono che è molto tipico del greco e delle lingue illiriche, tartare e centro-asiatiche. Potrebbe essere di origine bruzia oppure è arrivato con i mercenari unni, proto-bulgari e avari, assoldati nelle armate e tagmata bizantine. Rapa u stipu, pija u pipu, stipa u pipu e thjudha u stipu… Apri l’armadietto, prendi il pepe, conserva il pepe e chiudi l’armadietto… Suono "ch" Esempio n° 2: Il suono “ch” di “uchare” (soffiare) - (ucha ca si rifridde = soffia che si raffredda) - Consonante palatale sonora. Questo è uno dei suoni più tipici del dialetto campanese, che però no si trova in molte parole e non va letto come una “k”, bensì come una fonetica molto comune nella lingua tedesca. Per esempio nella frase "Ich liebe dich nicht" (io non ti amo) è presente ben tre volte, è il suono del gruppo "ch". Così va letto anche nel dialetto campanese.
Suoni "sci - sh" Esempio n° 3: Il suono “sci” di “vrusciare” (bruciare) e il suono “sh” di “shpitu” (spiedo) - (rishpunna quannu ti parru = rispondimi quando parlo con te) (c’è orduru eh carna vrusciata = c’è odore di carne bruciata) - Consonante postalveolare sonora. E' un suono raro nella lingua italiana, ma comune in quasi tutte le lingue germaniche, che va letto come il tedesco “Schade… sehr schade” (peccato… è un vero peccato), oppure “Tisch” (tavolo), “Tasche” (borsa). Altro esempio dall’inglese “shark” (squalo), “shop” (negozio).
Suono "dj"
Esempio n°4: Il suono “dj” di “djiesa” (chiesa) - (vaju alla djiesa = vado in chiesa) - Consonante palatale sonora simile al suono n° 1 “thj”, ma espresso in modo più duro. Anche questo un suono tipico del greco, delle lingue illiriche, tartare e centro-asiatiche. Potrebbe essere di origine bruzia oppure è arrivato con i mercenari unni, proto-bulgari e avari, assoldati nelle armate e tagmata bizantine.
Suono "j"
Esempio n°5: Il suono “j” di “jire” (andare) “jettare” (buttare via) - (iju vaju = io vado), (nuvi jamu = noi andiamo) – Consonante palatizzata e straniera, che non fa neanche parte dell’alfabeto italiano, composto solo da 21 lettere.
Suono "dh"
Esempio n°6: Il suono “dh” di “adhare” (sbadigliare) “sudhare” (sudare) - (dhaju dhatu nu giornadhe = gli ho dato un giornale) (chi ti vo pijàre nu dhampu = che ti colpisca un fulmine) - Consonante fricativa interdentale sonora, con la punta della lingua sui denti incisivi superiori. Si legge quasi come il “th” nell’inglese, ma va leggermente pronunciato verso la “d”. Esempio “that”, “the”, this”.
Suono "mb" Esempio n°7: Il suono “mb” di “mbarare” (insegnare o imparare) “mbatthjare” (incollare) - (t’haju già mbaratu cumu ha mbatthjare u manifestu = ti ho già insegnato come incollare il manifesto) - Consonante nasale e occlusiva bilabiale sonora. Una via di mezzo tra la “m” e la “b” con vocale iniziale assente.
Suoni "thr - dhr" Esempio n°8: Il suono “thr” di “thridhici” (tredici) e il suono “dhr” di “mandhria” (mandria) - (thrasa ‘nthr’a casa = entra in casa) - Consonante palatale sonora, dove la punte della lingua sfiora la papilla del palato, dietro gli incisivi. Il “thr” viene pronunciato in maniera diversa dall'italiano ed è una tipica consonante del dialetto siciliano, dal quale l’abbiamo ereditata.
Vocabolario Campanese (cliccare sulle lettere)
Raccolta di Pasquale Sciarrotta e codificzaione di Carmine Petrungaro.
Vocabula cum codex a Pasquale Sciarrotta et Carmine Petrungaro scriptae. Quae vocabula non solum in ordinem alaphabeti reolegit, verum etiam unius cuisque vocabuli vim atque significationem tractat, explicat, excutit.
LettereLettere A - I
A
Abballaturu = pianerottolo Abbendare = inventare Abbissatinne = vattene via Abbraghatu = rauco Abbrittare = abrustolire Abbutatu = sazio Accattare = comprare Acciu = sedano Accutare = affilare Aciellu = ucello Adhare = sbadigliare Addunare = accorgersi Alliffare = lisciare Ammasunare = appollairsi Ammazzare = uccidere Ammucciare = nascondere Annettare = pulire Apparecchiu = aeroplano Apprettare = stuzzicare Arbudu = albero Argagnu = vaso di terracotta Argiendu = argento Arragiunare = raggionare Arrasare = allontanare Arrieti = dietro Arrinatu = cattivo Arripezzare = rammendare Arrivatu = accaduto-venuto Arrobbare = rubare Arruggiatu = arruginito Assettatu = seduto Attaccare = legare Attizaturu = attizatore Azare = elevare Azziccare = mordere
BBaffettunu = schiaffo Bagullu = baule Barcunu = balcone Basare = baciare Bbittunu = bottone Bifania = Epifania Brangata = tanti Brazzu = braccio Brigichetta = bicicletta Brocca = forchetta Bruna = prugna Brunu = Albero di prugn Bucca = bocca Budanza = bilancia Bummunu = bernocolo
Butiru
= Formaggio col burro dentro
C
Cacagliu = balbuziente Cacarella = diarrea Cacciare = estrarre -togliere Callu = durone Cammarare = diggiunare Cammisa = camicia Campusandu = cimitero Canadhe = rubinetto Cànatru = vaso di notte Cangariellu = peperoncino Cangiare = cambiare Caniglia = crusca Cannaruozzu = gola Cannata = brocca Cannidha = candella Cannizzu = canniccio Cannonniru = ghiacciolo Canuscire = conoscere Capituostu = cocciuto Capizza = cabezza Cappiellu = cappello Capu = capo Carcara = fornace Carcarazzu = gazzaCarna = carne Carnevadhe = carnavale Carusare = tosare Cascia = cassa Casciotta = scatolo Casciunu = cassone Casciuosciula = cosa senza importanza Cassadhora = pentola Casu = formaggio Catalanu = persona cattiva Catanannu = bisavolo Catarinella = lagna Catarra = chitarra Catarrattu = sotterraneo Catina = catena Cattivu = vedovo Catu = secchio Catuoiu = deposito Catusu = condotto d´acqua Cavatielli = gnocchi Cavucia = calce Cavuciu = pedata Cavudha = calda Cavudhu = caldo - verze Cavuzu = pantalone Cecatu = cieco Ceramide = tegole Cerase = ciliegie Cernire = crivellare Cerze = quercia Chianda = pianta Chianga = macelleria Chianu = adaggio - piano Chiatta = piatta Chiazza = piazza Chichiru = tazza per il caffe-- barattolo Chilla = colei Chillu = quello China = piena Chine = chi Chiù = più Chiummu = piombo Chiurire = prurire Ciarbiellu = capretto Cibbia = vasca per contenere acqua Ciciru = cece Ciedu = cielo Ciendu = cento Cima = ramo Cimiendu = cimento Ciofeca = bevanda mal preparata Ciota = tonta Cipiru = borotalco Cipulla = cipolla Ciucciu = asino Civillu = seme Codera = dispiacere Condra = escoriazione Consare = riparare Coppinu = mestolo
Corthja = corteccia – buccia
Core = cuore Corne = corna Crapa = capra Crepare = scoppiare Crita = fango Crivu = setaccio Cromatina = pomata per le scarpe Crucia = Croce Cruoccu = gancio Cuannu = cuando Cuazzinietti = mutande Cubiercchiu = coperchio Cucinare = cuocere Cucuzza = zucca Cucuzziellu = zucchina Cudha = coda Cudhaturu = bagnato Cudostra = primo latte dopo Cudhuru = colore Cullura = pane con forma di ciambella Cumbagnu = compagno Cummoglire = coprire Cumu = come Cuntu = conto Cuocci = cocci Cuocciu = foruncolo Cuocudha = sasso rotondo Cuofina = sporta di paglia Cuonudha = nicchia fatta nel muro Cuoscinu = gobba Cuothru = crosta fatta nella piaga Curcare = coricare Curina = germoglio Curtiellu = coltello Curuna = corona Cusciadhu = tasca Cuscinu = cuscino Cusituru = sarto
Cuverire = coprire Cuzziettu = nuca
DDhacerijare = lambicarsi il cervello Dharoggiu = orologgio Dhastica = elastico Dhattuca = lattuga Dhavare = lavare Dhàvuru = alloro Ddiu = Dio Dhece = dieci Dhedha = resina Dheggia = legge Dhiavudhu = diavolo Dhiebbitu = debito Dhiendu = magro Dhievuthru = patina sull’acqua sporcaDhignu = legno Dhimma = vaso di terracotta Dhimmiccu = Alambicco - destillatore Dhimu = sudiciume Dhimunu = limone Dhingua = lingua Dhinuotthju = ginocchio Dhinzodhe = lenzuola Dhiona = tartaruga
Dhippu = sudiciume di oleo
F
Farmosa = fragola Fatiga = lavoro Fatigaturu = lavoratore Favuzzu = falso Ficcare = mettere Fichitu = fegato Ficu padetta = fico d’India Fidici = felce Fidijne = fulligine Fierru = ferro Fierrufidatu = fildiferro Fissu = fesso Focudaru = camino Forgia = fucina Fradiciu = putrefatto Fragaglia = cosa confusa Frappare = schiaciare Frescia = fetta di pane Fressura = padella Freva = febbre Frevaru = Febbraio Friddu = freddo Fringillu = fringuello Frittatica = frittata Frospiru = fiammifero Frunda = fronte Fruoficia = forbice Fucituru = tappo di sughero per le bottiglie Fujuta = corsa Fumu = fumo Furmicuda = formica Furnu = forno Furtuna = fortuna
G
Ghabbare = ingannare Ghaccia = ascia Ghagumilla = camomilla Ghallu = gallo Ghamma = gamba Ghammiellu = legno biforcuto Ghanga = molare Garrunu = polpaccio Giedhusu = geloso Ghrassa = ciccia Ghridhare = strillare - urlare Ghrisuomudhu = albicocca Ghuallira = ernia Ghuandiera = vasoio Ghuarna = tazza Ghuastatu = fradicio Ghughitu = gomito Gummudha = brocca per l’acqua Ghurpa = volpe Ghurpidhu = grasso di maiale
Jaccare = spaccare
Jamu = andiamo
Jangu = bianco
Jativinne = andate via
Jatu
= alito
Jazzare = alzare
Jestigna
= bestemmia
Jestimare = bestemmiare
Jettare = buttare
Jippunu
= camicetta
Jire
= andare
Jiritu
= dito
Jocare
= giocare
Jinnacca
= collana
Jenniru = genero
Jennaru = Gennaio
Jinosthra
= ginestra
Jiritu = dito
Jirite = dita
Jocca
= chioccia
Jumara
= fiume – fiumara
Juru
= fiore
Jurnata
= giornata
Jurnu
= giorno
Jushkende
= piccante
Maciniellu
= macinino
Madhatu
= ammalato
Maiu = sambuco
Mammaranna = nonna
Mandhria
= branco
Mangiare
= cibo
Mangu
= neanche
Maniare
= sbrigare
Manipudha
= cazzuola
Marbizzu
= tordo
Margiu
= terreno non zappato
Maritu
= marito
Martiellu
= martello
Maruca
= chiocciola
Maruggiu
= manico
Mascudhu
= maschio
Matarazzu
= materazzo
Mattunelle = piastrelle
Mattunu = mattone
Mbicatu
= appeso
Mbiernu
= inferno
Mbrestare
= prestare
Medhe
= miele
Menzina
= lato
Micciu
= miccia
Midhunu
e acqua = coccomero
Midhunu
e pane = melone
Miennudha
= mandorla
Mienzu
= mezzo
Miju
= mio
Minare = picchiare
Mindire = mettere
Minzognaru
= buggiardo
Missa
= messa
Misu
= mese
Mmadhadhittu
= birbone
Mmastu
= sella
Mmudhicatina
= confusione
Monica
= suora
Morga
= residuo dell’olio
Morta
= morte
Mossa
= finta
Mpunnatu = bagnato
Mucare = ammuffire
Mudhinu
= mulino
Mugliera
= moglie
Mundagna
= montagna
Muni
= adesso
Munnare
= pelare
Munnizza
= immondizia
Munnu
= mondo
Muollu
= morbido – blando
Murra
= in tanti
Muru
= muro
Mushca
= mosca
Mussu
= muso
Mustazzu
= baffo
Mustu
= mosto
Nashca
= naso
Nasu
= naso
Natica
= chiappa
Nava
= nave
Ndestinu
= intestino
Nende
= niente
Neputu
= nipote
Nèscire
= uscire
Ngaricare
= non importare
Ngigniare
= iniziare –esordire
Nguagliare
= indovinare
Ngunu
= cualcuno
Nguollu
= adosso
Niervu
= nervo
Nimicu
= nemico
Niva
= neve
Nnuglia
= specie di salsiccia
Nzeme = insieme
Nzurare = sposarsi
Nthruzzare
= brindare
Nucia
= noce
Numminata
= rinomanza
Nuozzudhu
= nocciolo
Nzirratu
= arrabbiato/offeso
Pacia
= pace
Pagura
= timore
Paisu
= paese
Parcuocu
= pesca
Parmiendu
= frantumatore per l’uva
Paroda
= parola
Parrare
= parlare
Parrinu
= padrino
Partafogliu
= portafoglio
Patranuostro
= rosario
Pazzia
= demenza
Pecchì
= perchè
Pecuraru
= pastore
Pede
= piede
Pella
= pelle
Pertusu
= buco
Pethra
= pietra
Pethrusinu
= prezzemolo
Piattu
= piatto di minestra
Picacuornu
= peperone
Piccudhu
= piccolo
Pieju
= peggio
Pierniciu
= grappolo
Piersu
= perso – smarrito
Piezzu
= pezzo
Pimmadhuoru
= pomodoro
Pirajinu
= pero selvatico
Pirunu
= stecca
Pisciaturu
= vaso di notte
Pisciu
= pesce
Pitijina
= infezione della pelle
Pitta
= focaccia
Pittudhìeru
= pettegolo
Pittudhu
= pettegolezza
Pizzicunu
= pizzicotto
Pizzutu
= acuto
Portughallu
= arancia
Postadha
= corriera
Postadhe
= autobus
Poviru
= povero
Preiare
= rallegrarsi
Priestu
= presto
Prievitu
= prete
Priezzu
= prezzo
Primu
= primo
Pudhiciu
= pulce
Pudhiciusu
= pidocchioso
Pudhitu
= netto-pulito
Pudhizzare
= pulire
Pundìnu
= chiodo
Puorcu
= maiale
Puortu
= porto
Puozzu
= posso
Purbbarata
= polvere
Purmunita
= polmonite
Purmunu
= polmone
Putare
= potare
Puzzu
= pozzo
Quadhara
= pentolone
Quadhera
= dinuncia
Quadhiare
= riscaldare
Quannu
= quando
Quathrarella
= ragazza
Quathrariellu = ragazzo
Raccumannare = raccomandare
Ràggia = rabbia
Raggiuna
= ragione
Ramagliettu
= mazzolino
Rannini
= grandine
Rannu
= grande
Ranu
= grano
Ràparìre
= aprire
Rapinandu
= passero di rapina
Rarica
= radice
Rasta = vaso
per fiori
Rattare
= grattuggiare
Ravusu
= pesante
Restatine = Frattaglie
Ricchia = orecchio
Righinu = origano
Righumare = ruminare
Riminiare = rimescolare
Rina = sabbia
Ririre = ridere
Risimuglia = grasso di maiale
Rishpunnire = rispondere
Risu = riso
Rota =
ruota
Ruburu
= buco
Rugha
= via/rione
Rugna
= rogna
Rummudu
= corpo rotondo
Ruoshpu = rospo
Ruossu = grosso
Ruosuli = geloni
Rutta = grotta
S
Saima = strutto Sadhe = sale Sadhuta = salute Sandu = santo Sanu = sano Sapire = sapere Sapunu = sapone Sarica = verme del formaggio Shcadha = scala Shcaffu = sberla Shcagnu = sgabello Scaludhare = liberare Shcampare = quando finisce di piovere Shcarare = frugare Shcarda = finta per scusa Shcarpàru = calzolaio Shcàvuzu = scalzo Scerrare = litigare Scetulata = spettinata Shkìcciudhu = goccia Shkìettu = scapolo Scilla = ala Scinnire = abbassare Sciommarare = lavare i panni prima del bucato Sciunnire = sciogliere Sciuortu = risultare Shbacandare = svuotare Shcodha = scuola Shcraffare = riscaldare Shcugnare = rompere Shcuorpitu = pezzo dei legno Shcupettina = spazzolino Shcurciare = spellare Shcurririre = burlare Shcurzunu = serpe nero Shcustumatu = scostumato Secra = bietola Secutare = inseguire Seggia = sedia Shpagnare = spaventare Siccu = asciutto - secco Siccumu = siccome Sie = sei (il numero 6) Signu = segno Simana = settimana Simenda = seme Simminatu = seminato Simuda = polenta Sinadhu = grembiule Sira = sera Sita = seta – sete Sonare = suonare Shpicunera = armadio a tre spigoli Shpietthju = specchio Shpirunu = sperone Shpisa = spesa Shpitu = spiedo Shprieggiu = dispetto Shpuorcu = sporco Sputazza = saliva Stangatu = sfinito Stazzu = ricovero per le pecore Stipare = mettere via Stoccare = spezzare Sthramatu = soffitta Sthrummuda = trottola Sthrusciu = rumore Stujare = pulire Stuortu = storto Stuozzu = pezzo Stutare = spegnere Subba = sopra Sudhe = sole Sudhu = solo Sudhuru = sudore Suonnu = sonno Suora = sorella Suppa = brodo Suraca = faggiola Surdu = sordo Surra = immondizia Sutta = disotto Suva = sua
T
Taccia = chiodo per le scarpe Tamarru = rozzo Tappinu = ciabatta Tarantudha = ragno Tate = nonno Tàvutu = vara Terrimùotu = terremoto Terzadhùru = vaso di terracotta Thjana = spianata Tidha = tela Tiempu = tempo Tienniru = tenero Timpa = abbisso Timpagnu = disco di legno Tiraturu = tiretto – cassetto Tisu = teso Titìllu = ascella Tizzùnu = pezzo bruciato di legno Trabacca = spalliera Tracolla = bretella Trasire = entrare Tremba = tempia Triciudu = cetriolo Tripitu = trepiedi usato per il fuoco Thrippa = pancia Throppa = cespuglio Thrunzu = torsolo Thruono = tuono Thruscia = fagotto Tunnu = circolare/tondo Tuortu = torto Tuossicu = tossico Tuostu = duro Tussa = tosse Tuvaglia = asciugamano
U
Uogliu = oglio Uomminu = uomo Uorbu = orbo Uorcu = orco Uoru = oro Utro = contenitore di pelle di pecora
V - Z
Vacantu = vuoto Vagliu = cortile - vicolo Varranca = precipizio Vadhenusu = tossico/ velenoso Vendumare = nominare Venniri = venerdì Vìdhire = vedere Vietthju = anziano – cosa vecchia Viendu = vento Viermi = vermi Vinella = vicolo Vinnimare = vendemiare Vinnire = vendere Vinu = vino Virdu = verde Vitru = vetro Vittura = automobile Vota = di nuovo –volta Vrigogna = vergogna Vruzza = tasca Vruzza = tasca Vucia = voce Vudhare = volare Vullicu = ombelico Vuommicu = vomito Vuosthru = vostro Vussica = vescica Zainu = borsa Zambariellu = moscerino/zanzara Zancu = pozzanghera di fango Zappunu = zappa Zibibbu = uva bianca Zimmiru = caprone Zippa = chiodo di legno Zita = fidanzata Zumbare = balzare Zunza = lardo Zuoppu = zoppo Zambare = pestare
Funghi Rosìtu – Sanguinello – Lactarius salmmonicolor/Lactarius deliciosus Thjodhinu - Chiodino - Armillaria tabescens/Agrocybe aegerita Dhàttaru – Agarico candido – Leucopaxillus candidus Vojita – Ovulo buono - Amanita cesarea Ghallinella – Gallinaccio – Cantharellus cibarius Crista eh ghallu -.Ditola gialla/Manina gialla – Clavaria aurea Piritu eh dhupu – Vescia di lupo – Lycoperdon perlatum Sillu – Porcino – Boletus aestivalis/Boletus edulis Vavusella – Laricino - Boletus elegans/Suillus grevillei Mazza eh tamburru – Parasole/Mazza di tamburo - Lepiota procera Nashca – Poliporo sulfureo – Poliporus sulphureus
Mesi Jennaru - Gennaio Frevaru - Febbraio Marzu - Marzo Apridhe - Aprile Maju - Maggio Giugnu - Giugno Dhugliu - Luglio Agustu - Agosto Settembre - Settembre Ottobbre - Ottobre Novembre - Novembre Dhicembre - Dicembre Giorni Dhùni - Lunedì Màrti - Martedì Mìercuri - Mercoledì Jùovi - Giovedì Venniri - Venerdì Sabbitu - Sabato Dhuminica - Domenica
Paternoster in campanese
U Pathrenuosthru
Pathre nuosthru chi si nthr’u ciedhu, santificatu è llu numu tùvu, ca venisse llu regnu tùvu, ca venisse fatta a vodhontà tuva, cumu nthr’u ciedhu, eccussi puru nthr’a terra. Dhunine oje u pane nuosthru quotidhianu, e pperdunine i peccati nuosthri, comu puru nuvi perdunamu ì peccaturi e lli nemici. E ‘un gi fare cadhire nthr’a tentazione, ma ca ni dhibberassi tutti eh dhu madhe.
Errori tipici, grammaticali dei Campanesi, trasmessi dalla grammatica campanese
all’italiano
Proverbi campanesi dall'Associazione Culturale "Espedito
Chiarello" - CAMPANA (CS)
Prefazione
E' con soddisfazione che l'Associazione Culturale
"Esperito Chiarello" pubblica gli elaborati risultati vincitori alla
Prima Edizione dell'omonimo Premio letterario, organizzato per gli alunni delle
scuole di Campana. L'iniziativa editoriale è stata resa possibile per la
fattiva e concreta collaborazione dell' Amministrazione Comunale di Campana e
del suo Sindaco Prof. Francesco Ioverno e dell’Assessore alla Cultura della
Comunità Montana "Sila Greca" di Rossano Prof. Pasquale Gentile. Ad
entrambi va la più viva gratitudine. Nel concorso a premio i partecipanti si
sono cimentati sul tema "Campana: la sua storia, il suo vissuto, il suo
futuro": Dalla lettura rei testi premiati si può constatare come l'esito
sia stato più che positivo, anche grazie alla collaborazione generosa degli
Insegnanti. Accostarsi alla storia e alla cultura del paese, riflettere sulle
vicende umane e civili, cominciare a pensare al proprio futuro con occhio
critico e mente aperta è certamente un fatto educativo di estrema importanza,
soprattutto in una società come la nostra in cui i confini del vissuto e della
cultura locale rischiano ormai di restare stritolati dalla massificazione del
cosidetto "villaggio globale": Non si entra in un circuito
multiculturale e multimediale se non si ha la piena consapevolezza della
propria identità culturale, del proprio mondo di valori di umanità e di risorse
quale fondamentale patrimonio di riferimento esistenziale e di ideale confronto
con un mondo riverso dal proprio. I ragazzi sia pure a misura dell'età e delle
potenzialità ricettive ed espressive, hanno saputo immedesimarsi nello spirito
dell'iniziativa ed hanno rato al quesito proposto risposte plausibili e stimoli
di riflessione soprattutto per gli adulti, a cui si chiede più coscienza,
coerenza e impegno per consegnare alle nuove generazioni prospettive di vita
più dignitose e risorse produttive valorizzate e da valorizzare capaci di
rilanciare il paese e di bloccare il flusso migratorio che costringe
drammaticamente le forze giovani a cercare altrove la propria fortuna. Il grido
di allarme "Campana non ha futuro senza lavoro!" va raccolto e
considerato particolarmente da chi è chiamato socialmente e istituzionalmente a
provvedere. Non si può vivere senza la speranza del futuro. Grazie, allora, ai
ragazzi che col loro appello hanno inteso in qualche moro "stanare"
in noi adulti quello spirito di intraprendenza e di creatività che nel passato
ha permesso ai nostri padri di portare il paese ad essere centro di riferimento
e di civiltà per tutto il circondario. Grazie inoltre alla preziosa opera della
Giuria e segnatamente al maresciallo Antonio Ruberto (promotore del comitato
organizzatore), al Prof Tommaso (Mario) Cosenza, assessore alla Cultura del
Comune di Campana, al Geom. Antonio Piro, rappresentante della Pro-Loco, al
Prof. Giuseppe Benevento, delegato degli "Amici della Sila", dei
membri esterni Prof. Salvatore Bugliaro e Pier Emilio Acri di Rossano. La
premiazione si è tenuta nell'agosto 1998 nella Sala Consiliare alla presenza
del Sindaco Prof. Ioverno, delle pubbliche autorità, della Pro-Loco, del
Presidente dell Associazione "Amici della Sila" Prof. Francesco Lautieri,
della moglie Laura Ausilio e dei figli Luigi e Agostino del compianto Espedito
Chiarello. Nel corso della manifestazione è stato presentato e consegnato anche
il volumetto "Scritti su Campana", raccolta postuma di scritti di
Espedito Chiarello, curata editorialmente dal sottoscritto con la
collaborazione della Grafosud di Rossano. Nel consegnare questo opuscolo ai
Lettori viene naturale rinnovare l'accorato appello dei ragazzi autori degli
scritti: "Amiamo il nostro Paese! Non facciamolo morire!".
Auguri a tutti.
Campana 1 ° agosto 1999
IL PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE "Espedito Chiarello"
Mons. Luigi Renzo
Proverbi campanesi e detti antichi
(in dialetto non codificato foneticamente)
Detti dedicati ai mesi dell'anno - (Gruppo
2a elementare - Sez. A)
"Frevaru: Freva aiu, ccu freva
mi misi, cà sugnu u juru e tutti i misi”
"Febbraio: ho la febbre, con la
febbre ho iniziato, sono il fiore di tutti i mesi"
***
"Frevaru curtu e amaro scurce
Ile vecchie allu focudaru"
"Febbraio corto e amaro,
scortica le vecchie al focolare"
***
"A Frevaru e notte ccu li jurni vanu
a paru"
"A Febbraio le notti e i giorni
sono uguali"
***
"Miarzu ortudanu assai paglia e pocu
ranu"
"Se
il tempo a Marzo è favorevole all'orto,
si
raccoglie molta paglia e poco grano"
***
"Si marzu nun marzie, giugnu nun
paglie"
"Se
Marzo non fa il pazzerello, a Giugno il raccolto è scarso".
***
"I truoni e marzu risbiglinu i
sierpi'
"I tuoni di Marzo svegliano le
serpi dal letargo"
***
"Parma mpusa regne ravuse"
***
"U friddu e Apride aal'aria si
vide"
"Il freddo di Aprile si vede
nell'aria"
***
"Apride fa lu juru e maiu ni tene
l'onuru"
"Aprile fa il fiore e Maggio ne
ha l'onore"
"Simmina quannu vu ca Giugnu
mieti"
"Semina in qualsiasi tempo e a
Giugno raccoglierai"
"Quannu chiove ad agustu nagliu,
mide e mustu"
"Quando piove nel mese di
Agosto, si raccolgono olio, mele e mosto"
***
'Jennaru siccu, massaru riccu'
"Gennaio secco, contadino
ricco"
"Quannu u tiempu mute, u gallu
cane"
"Quando il tempo cambia, il
gallo canta"
***
"U griecu e lu Levante stanchinu
puru i santi"
"Il grecale e il levante
stancano pure i santi"
***
"A Santu Martinu u massaru tocche lu
vinu"
"A San Martino il contadino
assaggia il vino"
***
"Quannu chiove cu' la tramuntana
o tre jurni o na simana "
"Quando piove e tira la
tramontana il brutto tempo dura o tre giorni o una settimana"
"Il freddo di Marzo penetra le
coma dei buoi"
***
"Si vidi erba a Jennaru, chiuda
u ranu ntru granaiu”
"Se vedi l'erba a Gennaio,
chiudi il grano nel granaio"
***
“Madaditta chilla trizza che venniri
s'intrizze;
madaditta chilla pasta ch'è venniri
s'impaste;
madaditta chilla capu che venniri si
rape”
"Maledetta quella treccia che di
venerdì s'intreccia; maledetta quella pasta
che di venerdì s'impasta; maledetta
quella testa che di venerdì si rasa"
***
"E duni e de marti nné si
maritinu nné si parte”
"Di lunedì e di martedì non ci
si sposa nè si parte"
***
"Chine si aze a matinata,
guadagna la ]urnata"
"Chi si alza presto guadagna la
giornata"
***
"Quannu
chiove e fa bbientu u cacciaturu perde lu tiempu"
"Quando piove e tira vento il
cacciatore perde il tempo".
***
"A Marzu chiova chiova; Apride a
non finire; a Maiu nà bon aqua e la stagione è fatta"
"A Marzo piove piove, Aprile a
non finire; a Maggio una buona
pioggerella e la
stagione è fatta".
***
"Ad Apride nun ti scuvenire; a maiu
nun mutare saiu; a giugnu mutite tuttu;
a giugnettu caccite u corpiettu e fetta
i panni e du diettu”
"Ad Aprile non ti svestire, a
Maggio non cambiare abito,
a Giugno cambia gli indumenti e
togliti il corpetto e getta le coperte dal letto".
***
"Quannu nciedu c'è russia vene
l'acqua o ventudie"
"Quando il cielo è rosso arriva
l'acqua o tira il vento"
***
"Cu lu devante i pisci su avanti
cu lu ponente nun si pische nente"
"Con il vento di levante i pesci arrivano con
il ponente non si pesca niente"
***
"Ppe SantAndrea a fava nata sie
e sunn è nata a d'essire simminata"
"Per sant'Andrea la fava deve
nascere, se non è nata deve essere seminata"
***
"Quannu cante lu cuccu, n'ura
chi nesce asciutte tuttu"
"U viecchiu ppé la pensata, u giuvinu
ppé la forzata".
1. A fatiga è da festa né ti quaze né ti
veste.
2. A figli e a mugliere ulli mustrare
bona cera.
3. A minzogna duve visogne.
4. A nessunu puozzu, a muglierma puozzu e
la puortuncuollu.
5. Amaru
chine nun si fa li fatti suvi ca ccù la lanterna va cercannu guai.
6. A matinata fa la jumata.
7. A gatta pressadura ha fattu i figli
cecati.
8. Amica chi
vu bbene all'atra amica, u mpalisare quantu tieni ncore,
vene nnu
jumu e ti la fai nemica e lli
secreti tuvi ti cacce fore.
9. Amaru u
piccudu chi va ntru rannu.
10. Aria
chiara u nsi spagne de truoni.
11. Alla
missa `u nci vaju ca sugnu zuoppu alla cantina vai chianu
chianu.
12. A gallina chi camine si ricoglie ccu
la vozza chjna.
13. A jenniri e a neputi chillu chi di fa
è tuttu perdutu.
14. A sira u spuostu dice e la matina 'u
suonnu piace.
15. A vacca c'ummange 'ntri vuvi, o prima
o pue.
16. A dare cchiu cuntu allu munnu ca a
Dio.
17. Alli
guagliuni un prumintire cullurrelle, alli santi
un prumintire vuti.
18. A gamma cuveme la ganga.
19. Bona
venuta norima 'mpalazzu, ci vò durare
cumu a niva e marzu,
bona trovata
socira gentile ci vò regnare quantu a niva e aprile.
20. Capilli
e guai u manchinu mai.
21. Cama
cruda e pisciu Cuottu.
22. Casa ppé
quantu ni stai e terreni
ppé quantu ni vidi.
23. Casa
stritta fimmina destra.
24. Cchiù
picca simu cchiù buoni iamu.
25. Chillu
ch'è destinato ncielu, nterra nun manche.
26. Cchiù
scuru 'e da menzannotte un pò benire.
27. Ccù na
jiritata 'e mede s'acchiappanu cientu musche e nessuna
ccù na jiritata e fele.
28. Chillu cu bbu ppé tia, ad atri nu
ffare.
29. Chine
tene nasu tene crianza.
30. Chine
alla casa nun ti vene, alla casa sua nun ti vò.
31. Chine
cummanne un sude.
32. Chine
sta speranza ad altri e nun cucine, a sira si
ricoglie murmurannu.
33. Chine si
veste di panni 'e d'altri, priestu si spoglie.
34. Chine
ade pocu vade.
35. Chine
paghe prima mange pisci fetusi.
36. Chine vò
và, e chine un vò, manne.
37. Cum'è la
barca, ci mandi a vela.
38. Cum'è lu
vitu ci vò lu pale.
39. Chine ti
vò cchiù bene e na mamma o ti fide o t'inganne.
40. Diebiti
e peccati si paghinu.
41. Dio ti
scanze e di ricchi impoveriti e di poveri arricchisciuti.
42. Dicime
ccù chine và e ti dicu chine si.
43. Duve ci
su figli, Diu ci viglie.
44. Duve 'u
fficchi l'acu ci ficchi a capu.
45. È
miegliu mammita ti perdisse e no lu sude e marzu ti pijasse.
46. È Santu
Martinu si rapinu e vutte e si prove Ilu vinu.
47. È amatu
u pittudu e no la pittudera.
48. È
miegliu cientu amici ca cientu ducati.
49. Fimmine
e buvi e du paisu tuvu.
50. Fava
juriennu jumara curriennu.
51. Figli e
furtuna cumu Diu te dune.
52. Figli
piccudi, fuochi piccudi, figli ranni, fuochi ranni.
53. Fa cumu
t'è statu fattu cunn'è mai peccatu.
54. Fu la
regina ed ebbe bisugnu e da vicina.
55. I
parienti su li dienti.
56. I neputi
ti putinu.
57. I guai e
da pignata è sa sudu a cucchiara che riminie.
58. lustizza
e sanità, amaru chine ni cerche.
59. Lacqua
sant'Antonina cacce lu pane, l'uogliu e lu vinu.
60. Luocchiu
e du patrunu cuveme Ilu cavallu.
61. Labbuttu
u cride allu diunu.
62.
Matrimoni tra stritti parienti, o lunghi guai o lunghi turmienti.
63. Mindite
ccu penta miegliu e tia e falle a spisa.
64. Marzu
cuva cuva, Aprile fa lu juru, Maju ni tene l'onuru.
65. Mazze e
panelli fanu i figli belli, pane senza mazze fanu i figli pazzi.
66. Na mamma
fa ppé cientu figli e cientu figli u'nfanu ppé na mamma.
67. Nullu ti
dice lavite a faccia ca pari cchiù biellu.
68. Na nucia
'ntra nu saccu u ffa strusciu.
69. Nun c'è
ataru senza crucie e nun c'è matrimoniu senza vucie.
70. Ogni
muccusiello alla mamma piace.
71. Occhi
apierti e bucca chiusa.
72. Ogni
puntillu aze nu murillu.
73. Pane e
vulanza unn'inchie panza.
74. Parma
'mbusa, regna ravusa.
75. Pijte u
pieju e du paisu tuvu e no lu miegliu 'e du paisu e d'atri.
76. Quannu a
gatta si lave Ila facce o chiove o ja»e.
77. Pise l'uoru, rave lu chiummu, rave l'onuru ppé tuttu u
munnu.
78. Quannu a
menziumu addocchie trovite a caraforchia.
79. Quannu è
nuvudu alla muntagna chiudite a porta e va in campagna,
quannu è
nuvudu alla marina chiudite a porta e va cucina.
80. Quannu
`u sanu tre, u sa Ilu re.
81. Quannu
nciedu c'è russia, vene l'acqua e ventudie.
82. Si ti vu
sedare dduve ti sedisse,
dduve
l'amicu u ncià jre allu spissu.
83. Quannu
arriva la cinquantina, sinni presente una a matina.
84. Quannu
un tieni u pane e du tuvu u mangi all'ura chi vu.
85. Si vu
appurare a verità: e d'infanti e di mmriachi.
86. Si vu ca
l'amicizia si mantene, na cistelluzza va e n'atra vene.
87. Timpesta
furiusa priestu scampe.
88. Tre
acque a Marzu, duve ad aprile, e una a maju sa potimu avire.
89. Trippa
china canta, no cammisa nova.
90. U lupu
perde Ilu pidu e nno lu vizzu.
91. U
viecchiu ppé la pensata, u giuvinu ppé la forzata.
92. U lignu
viecchiu mantene lu fuocu.
93. U bbene
un si ventuma sun si perde.
94. U lupu
perde llu pilu e nno llu vizzju.
95. U liettu
fa due cose: chine u ddorme si ripose.
96. U male
chine l'ha su teme.
97. U vinu è
lu datte e di vecchi.
98. U morire
ciucciu miu finché u bbene lu misu e maju.
99. U
Signuru pruvide lli pruviduti ca i spruviduti ci su mparati.
100. U
bisuognu t'impare la via.
101. Uocchiu
cu bbide core cu dode.
102. U sude a chine vide scraffe.
103. Viatu
chine fa lu pane e amaru chine aspette la pitta.
I nostri più sentiti
ringraziamenti all’amico Pasquale Sciarrotta, Mario Germinara e all’illustre concittadino Mons.
Luigi Renzo, che ci hanno fornito una grandiosa raccolta letteraria, organizzata dall'Associazione Culturale "Espedito
Chiarello" ed elaborata dagli alunni delle scuole di Campana, per la quale
hanno ricevuto l'omonimo Premio letterario. Ovviamente vanno anche ai bimbi
delle scuole elementari i nostri più affettuosi ringraziamenti e complimenti.
Carmine Petrungaro
Campanaelefante.com
Foto in copertina di Vincenzo Tucci,
membro dello staff di Campanaelefante.com
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